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PIETRAVAIRANO – LE MORTI BIANCHE DI IERI E DI OGGI – RICORDANDO CANNAVINELLE

 

Pietravairano (Salvatore Caggiano) – Domenica 23 gennaio, alle ore 18:00, si è tenuto un altro convegno culturale nella biblioteca comunale “R. Paone” incentrato sulla più grande tragedia di morti sul lavoro mai accaduta nell’Italia repubblicana vale a dire “la strage di Cannavinelle”, avvenuta nel 1952, a Mignano Monte Lungo. Sono intervenuti come relatori il prof. Gianni Cerchia, docente dell’Università del Molise, lo studioso Giacomo De Luca, co-autore del libro “La Galleria della morte”, dedicato a Cannavinelle,  il sindaco di Mignano Monte Lungo Antonio Verdone con il coordinamento del prof. Giuseppe Angelone, docente S.U.N.  Il 25 marzo 1952, alle ore 11:16, si udì una tremenda esplosione provenire dal tunnel detto di Cannavinelle che prende il nome dal colle che attraversa. Il tunnel era solo una delle tre gallerie progettate per sbarrare le acque del fiume Volturno e convogliarle per il funzionamento di una costruenda centrale idroelettrica. Si era in pieno miracolo economico ed un’Italia affamata di energia necessitava di nuove centrali per sostenere il decollo industriale e portare la corrente elettrica in larghe aree ancora prive. L’esplosione fu causata dallo scoppio di 60 kg di antonite, un esplosivo usato nelle miniere per aprire gallerie, lasciati incustoditi e venuti probabilmente a contatto con una fiamma libera. In totale vi furono 42 morti, 55 feriti e solo tre incolumi di una squadra di 100 operai  in quel momento al lavoro, della ditta Farsura di Milano, che operava come fornitrice della S.M.E. (Società Elettrica Meridionale). Pochi minuti dopo gli operai degli turni successivi si precipitarono a recuperare feriti e cadaveri dalla galleria della morte mentre la popolazione di Mignano Monte Lungo si metteva a disposizione dei tecnici per aiutare le operazioni di soccorso, curare i feriti e vegliare le salme, poi composte nella chiesa di Santa Maria Grande. L’intera nazione si fermò e tutte le istituzioni più rappresentative espressero cordoglio per il lutto delle famiglie. I giornali dell’epoca riportano lo strazio dei familiari con alcuni episodi particolarmente toccanti come quello di un’anziana donna di Recale giunta a piedi per onorare la salma del figlio.  Gli operai provenivano da Campania, Molise, Abruzzo, Lazio, Calabria, Puglia e Basilicata. Le loro famiglie vennero risarcite dalla ditta con un indennizzo in cambio della rinuncia ad ogni azione legale nei suoi confronti. I lavoratori accettarono, anche su consiglio dei sindacati, per evitare lunghe e costose vertenze legali che all’epoca, stante la legislazione vigente, avrebbero avuto poche speranze di successo. La tragedia spinse a legiferare in materia di sicurezza del lavoro, una tematica molto sentita nella neonata Repubblica Italiana la cui Costituzione ne celebrava l’importanza per una vita dignitosa. Ancora oggi avvengono più di 1000 morti bianche l’anno, con l’Italia in testa in Europa in questo poco invidiabile primato, nonostante la legislazione sia decisamente più avanzata. Per queste ragioni la tragedia di Cannavinelle viene ricordata con sempre maggiore enfasi, a dispetto del tempo ed ogni anno a Mignano Monte Lungo se ne celebra il ricordo con convegni, opuscoli, libri.

 

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