Riardo / Teano / Pietramelara – E’ stata presentata nei giorni scorsi la richiesta per prorogare le indagini sul caso dell’omicidio di Francesca Compagnone. I pubblici ministero Camirlingo e Fiore chiedono al Giudice per Indagini Preliminari una proroga alle indagini. Una richiesta verso la quale i difensori dell’indagato potrebbero non opporsi.
Intanto c’è sempre attesa per la decisione dei giudici del riesame di Napoli che sono stati chiamati, nei mesi scorsi, dalla Cassazione ad analizzare nuovamente la vicenda nata dall’omicidio di Francesca Compagnone. I giudici partenopei stanno valutando valutare nuovamente la richiesta di carcerazione dell’indagato; richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
Negli ultimi tempi, nelle settimane precedenti alla tragica morte della giovane di Riardo, i rapporti fra Vicol Ciprian e Francesca Compagnone erano molto tesi. Le prove sono emerse dalla lettura dei telefoni sequestrati dai carabinieri, subito dopo il delitto. Vicol aveva difficoltà a gestire la relazione sentimentale clandestina con Francesca. Relazione che lo poneva in ansia con la sua fidanzata ufficiale. I due ragazzi avevano discusso conversando via chat, conversazioni dalle quali risulterebbe palese l’esistenza di una ‘tensione’ in atto tra Vicol e Francesca.
Potrebbero essere state queste ragioni a far perdere il senno al 23enne riardese?
Potrebbero essere stati questi contrasti il movente del delitto?
L’indagato, Vicol Ciprian potrebbe rischiare una condanna fino a 30 anni di carcere. Al contrario, se non dovessero trovare riscontro le ipotesi accusatorie mosse dai pubblici ministeri Fiore e Camerlingo, allora Vicol potrebbe cavarsela con una condanna intorno ai 5 anni di reclusione. La Procura della Repubblica accusa il giovane riardese di omicidio volontario aggravato da futili motivi e legami sentimentali. Lui, l’indagato, continua a parlare di un tragico gioco finito male (omicidio colposo).
La tragedia si è consumata la notte dello scorso 26 ottobre 2022, intorno alle 22e30 quando i due, Francesca Compagnone e Vicol Ciprian, si trovavano in camera da letto di lei, nella villetta di proprietà della famiglia Compagnone, nella periferia di Riardo. Il 23enne imbracciò un fucile (del padre della vittima) e iniziò a maneggiarlo ritenendolo scarico. Toccò il grilletto e la leva di caricamento almeno tre volte. Improvvisamente l’arma sparò colpendo in pieno viso la sfortunata vittima che si trovava a meno di 50 centimetri dal fucile, un calibro 12 utilizzato dal padre di lei per la caccia. La tragedia colpì tre comunità: Riardo dove Francesca viveva e dove insiste l’attività commerciale di famiglia; Pietramelara paese della madre di Francesca e Teano paese del padre di Francesca.
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