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TEANO – Vandali in azione: oltraggiata la statua di don Paride Crescenzio. Il fenomeno

TEANO (di Nicolina Moretta) – Vandali hanno imbrattato la statua di don Paride Crescenzio in spregio a quella che è la storia del loro paese. Don Paride Crescenzio nacque nel 1890 e a Teano si prodigò per i poveri durante gli anni della guerra. Fu un sacerdote caritatevole e di grande spessore spirituale. Morì povero e in odore di santità. La statua che lo ricorda è stata realizzata a Carrara ed è in marmo di Carrara e per la sua realizzazione ha contribuito tutta la cittadinanza di Teano. La statua fu impiantata nel 2016 nella parrocchia della Madonna delle Grazie di San Cosimo e Damiano, al cento di Teano e fu inaugurata dal Vescovo Arturo Aiello e don Luigi Migliozzi, con la partecipazione dei fedeli che avevano contribuito alla sua realizzazione. Queste notizie sono pagine di storia dei luoghi che ci appartengono, della determinazione delle persone che hanno creduto e che credono nei valori fondati della vita, che hanno creato condizioni migliori di vita. Una vita migliore anche per quei vandali ignoranti che non hanno rispetto della storia che li ha generati.

IL FENOMENO DEL VANDALISIMO
L’Italia è ancora in balia dei vandali. Lo testimoniano diverse indagini sul fenomeno vandalico. In molti casi si tratta di azioni attuate da un “branco”. Spesso è la noia a spingere la mano dei vandali. La noia che è il “vuoto” esistenziale, lo spazio sempre più ampio in cui “non si è visti” da nessuno, in cui non si è contenuti, in cui si ha la percezione di “non esistere”: una cortina impenetrabile in cui molti sono incapsulati in maniera irreversibile.
Questi atti vandalici compiuti in branco ci mostrano giovani disorientati, in preda a forme di disagio e di devianza. Sono sintomi significativi, che dovrebbero preoccuparci molto. Quali sono le ragioni all’origine di questi comportamenti? Assieme alla mancanza di punti di riferimento educativi stabili e coerenti, c’è l’assenza di valori e anche “soltanto” la noia. In realtà, le manifestazioni di violenza, le sfide nei confronti di sé stessi e della legalità, non sono esattamente una novità. Semplicemente stiamo assistendo a una impennata di episodi. I giovani “vandali” sanno perfettamente quello che stanno facendo, mentre lo fanno, sono più che altro in preda a una sorta di delirio di onnipotenza, di rivolta non solo contro le regole e il senso morale, ma anche nei confronti del senso logico e del sé. Si sentono impotenti di fronte alla vita e la distruzione viene vissuta come un brivido di potenza, un momento di protagonismo. L’escalation di violenza determina una scarica fortissima di adrenalina che li solleva alle stelle e poi li precipita inesorabilmente negli abissi. Anche la scuola da questo punto di vista non è efficace. Sospende, punisce, mette le note e butta fuori dalla porta, andando a rinforzare la rabbia nei ragazzi difficili. Mancano i percorsi di educazione emotiva e la ricerca delle motivazioni che sono all’origine di determinati atteggiamenti. Il recupero e l’integrazione di questi ragazzi fatica a realizzarsi.

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