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Guerra Russia Ucraina: analisi del un conflitto. Verità “diverse” dalla propoganda occidentale

(di Sandrino Marra) – Partiamo dal contesto che quella che segue è una analisi sull’andamento del conflitto Russo-Ucraino, che di fatto non è di parte e che a priori condanniamo il conflitto stesso, ove la Russia è l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito.

L’Ucraina
Le azioni continue di bombardamento, che appaiono spesso anche indiscriminate, hanno di fatto un senso: è una opera di strangolamento e distruzione della capacità dello stato ucraino sia di resistere a livello militare che di continuare a funzionare a livello economico e sociale. Ad oggi l’Ucraina sta accumulando per via delle spese del conflitto in corso un deficit di 5 miliardi di dollari al mese. Oltre il 30% delle della aziende ucraine ha cessato ogni attività, mentre i danni alle infrastrutture civili e militari hanno superato i 300 miliardi di dollari mentre le perdite totali sofferte dall’economia a Giugno avevano raggiunto i 600 miliardi di dollari, una cifra superiore al PIL del paese per l’anno 2021, i danni al patrimonio edilizio è al momento di 1000 miliardi di dollari ed ad oggi è stato distrutto oltre il 30% di tutto il sistema viario del paese, le importazioni sono di calate di 2/3, dimezzate le esportazioni. Il fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale e l’Unione Europea hanno approvato prestiti eccezionali per oltre 5,6 miliardi di dollari, ma è chiaro che queste cifre sono poco più che un bicchier d’acqua nel mare. Ma questi agghiaccianti dati vanno letti in contemporanea ai dati socio-demografici che sono oltremodo impressionanti: 13,2 milioni di rifugiati suddivisi a metà tra interni ed esterni di questi 4,8 milioni di bambini sono sfollati dalle loro case, 6000 vittime civili di cui 1000 bambini, 470 attacchi a strutture sanitarie e 2500 a strutture educative. Questi dati insieme a quelli economici vanno valutati in rapporto alla popolazione Ucraina che alla vigilia delle ostilità era stimata in 37,5 milioni di persone. E’ facile comprendere che anche nel caso di “una vittoria militare” c’è il reale pericolo che l’Ucraina diventi in ogni caso un “not vaiable state” cioè uno stato non in grado di sostenersi da solo. Proviamo ora a fare una analisi della capacità militare Ucraina.
Alla vigilia delle ostilità la capacità di mobilitazione di tutte le forze militari e paramilitari del paese ammontavano a circa 1.610.000 uomini divisi in 250.000 nelle forze armate con a disposizione 900.000 riservisti.
50.000 uomini della guardia nazionale.
50.000 uomini della guardia di frontiera.
Ad oggi secondo le stesse parole del Presidente Zelensky la soglia di mobilitazione è stata superata, per questo motivo è stato vietato il lasciare il paese a tutti gli uomini di età compresa tra i 18 ed i 60 anni (direttiva sulla mobilitazione generale e la legge marziale).
Le armi e gli armamenti in dotazione all’esercito Ucraino sono quelli ereditati dal periodo sovietico per il 90% complessivo degli arsenali, le forniture prodotte o acquistate all’estero negli ultimi anni ammontano al 9% mentre, nonostante gli strombazzamenti dell’occidente sulle forniture di armi, sistemi di artiglieria, munizioni e quant’altro, questi superano di poco l’1% delle dotazioni. Delicata è la situazione dei mezzi corazzati, ufficialmente l’Ucraina ad inizio conflitto disponeva ufficialmente di 4000 carri armati, da ridurre volendo essere larghi di mano a 3000 in efficienza. La campagna di bombardamento aereo russa ha di fatto demolito le industrie del comparto della difesa con gravissimi effetti sulla capacità di riparazione dei mezzi danneggiati. Da qui la pressante richiesta di Zelensky di carri armati ed il riutilizzo immediato di quelli catturati ai russi ma purtroppo ciò è un palliativo. Qualche mese fa la Germania era pronta a fornire 500 milioni di dollari di aiuti, ma da una attenta analisi Kiev ne spende una uguale somma ogni giorno solo per le munizioni, di fatto sarebbero necessari 100 miliardi di dollari seduta stante, ad oggi 26 paesi occidentali hanno fornito 1,5 miliardi in armamenti e 10 miliardi dagli USA mentre altri 33,1 sono stati approvati da poco sempre dagli Stati Uniti.

La Russia
Partiamo prima dai dati dalle sanzioni. Queste sono state studiate per espellere la Russia dall’economia mondiale ma non per avere effetti sull’andamento del conflitto, in parole povere, qualsiasi cosa avvenga all’economia della Russia considerando una situazione ipotetica, per fare un esempio, di una perdita del 50% del suo PIL e della capacità economica, il paese ha la possibilità di proseguire lo sforzo bellico per 12 mesi se necessario, indipendentemente da tutto il resto e purtroppo non è questa la situazione neanche ipotetica. Si parlava secondo le informazioni delle intelligence occidentali, che la Russia avesse scarsità di missili balistici e da crociera, al contrario essa ne sta usando di ogni tipo in numeri importanti con schieramenti sempre crescenti. La capacità produttiva sta garantendo il ripiano passo passo degli arsenali che vengono consumati. Economicamente solo dai prodotti petroliferi Mosca ha incassato dal 24 Febbraio al 29 Agosto 158 miliardi di dollari, ripianando in attivo le spese del conflitto che alla stessa data del 29 Agosto è costata 100 miliardi di dollari.
Il complesso produttivo militare che conta, solo per i mezzi corazzati di 5 grandi fabbriche, è in grado di produrre e fornire munizionamento di ogni genere ben oltre le necessità per il conflitto in Ucraina. Le forze armate disponibili ammontano a 900.000 uomini e a 2 milioni di riservisti, in caso di mobilitazione Mosca può disporre di oltre 6 milioni di uomini, nell’immediato volendo 3 milioni da far ruotare per il conflitto in corso, garantendo così un apporto di uomini costante rispetto ad oggi con numeri maggiori sul campo. Da qualche giorno dopo la dichiarazione di Putin della mobilitazione di 300.000 uomini, si è detto di tutto ma in realtà è già dal Febbraio scorso che è in corso la mobilitazione che ha interessato le due leve in corso più il richiamo di specialisti e congedati degli ultimi 15 anni da corpi di élite. Nei numeri di fatto  è stato disposto l’arruolamento dei 134.500 soldati di leva (della cosiddetta leva di primavera) già a Marzo scorso ed altri 134.500 saranno arruolati con la leva di Ottobre a cui si aggiungono dunque i 300.000 disposti da qualche giorno. Già così entro inizio del 2023 saranno disponibili oltre mezzo milione di uomini ad “uso esclusivo” del conflitto in Ucraina. Dal punto di vista della capacità produttiva industriale, a differenza dell’Ucraina, questa non ha subito alcun danno ovviamente e solo nella costruzione di carri armati ciascuna delle grandi fabbrica prima menzionate è in grado di produrre senza sforzi e a un ritmo “tranquillo” 500 carri T-72 a settimana. Ma cosa più impressionante è che nei depositi militari sparsi per l’intera confederazione russa solo i carri armati sono oltre 30.000 dei quali almeno 10.000 T72, che è il mezzo corazzato più usato da ambo i contendenti. Per l’artiglieria ufficialmente si parla di circa 10.000 pezzi di vario calibro, anche se si pensa che nei depositi siano presenti più del doppio di quel che si conosce. Di certo nella realtà è stata  poco usata, strategicamente sarà spostata nelle aree occupate dal momento del referendum quando ottenuto lo status di territorio federativo questa sarà posizionata in batterie a media e lunga gittata a saturazione nell’uso, a protezione dunque dei nuovi confini. Per quanto riguarda le perdite è difficile quantizzare le perdite da ambo le parti e per questo non analizzeremo le fonti che restano molto discordanti tra loro, si possono ipotizzare una quasi equivalenza di perdite in uomini, tra i 40 ed 55 mila tra morti e feriti tra gli Ucraini, tra i 45 ed i 60 mila tra i Russi. L’unico dato certo e confermato per i mezzi sono la perdita di 15 unità navali per l’Ucraina e 18 per la Russia per tutto il resto nulla è certo e verificabile o è solo parzialmente attendibile.
Concludendo sotto la pressione armata russa l’Ucraina sta andando velocemente incontro ad un processo di violenta destrutturazione tanto dell’economia quanto della società tutta. Le forze armate e le varie istituzioni preposte alla difesa del paese possono anche continuare a combattere ad oltranza ma, ad un certo punto, la loro resistenza diverrà insostenibile quando il paese non sarà più in grado di sostenere i costi della guerra. Anche in tempo di guerra l’economia deve poter continuare ad operare ma se ciò diviene materialmente impossibile come sta avvenendo, ad un certo punto ciò che resterà da fare alla popolazione civile sarà fare di tutto per sfamarsi, e da quel momento l’Ucraina vedrà seriamente compromessa la sua capacità di resistere. Dal lato Russo le cose sono ben diverse: una guerra lunga di logoramento difficilmente intaccherà le capacità produttive militari del paese, esso di fatto è un continente con immense riserve naturali che l’industria può sfruttare senza alcun ricorso all’esterno, da questo punto di vista è un paese che si può definire autarchico. Non subendo danni interni poiché il conflitto è solo ed esclusivamente su suolo Ucraino, esso ha il vantaggio del non ricevere alcun danno alle infrastrutture e all’economia e poter quindi continuare le attività produttive interne. Gli scambi commerciali, chiusi con l’Europa, continuano senza problemi con altri importanti partner commerciali in Asia in particolare, anzi per alcuni prodotti vi sono stati importanti incrementi anche del 30% . Dal punto di vista socio economico, di certo sia nel breve che nel lungo o lunghissimo periodo la popolazione Russa non rischierà la fame e mentre ad esempio in Europa, rischiamo seri problemi rispetto a riscaldamento, elettricità, produzione industriale da industrie energivore, ciò non sussiste in Russia neanche nella peggiore delle ipotesi. Difficile quindi immaginare un default del paese, anche con le sanzioni internazionali, che per quanto potranno come detto provare a creare problemi, dal punto di vista delle operazioni militari a breve o a lungo termine non avranno effetti, difficile quindi pensare al dissanguamento o al collasso del paese, purtroppo è quasi una realtà al contrario.

Soluzione:
Von Klausewitz, stratega conosciutissimo nelle accademie militari di qualunque paese del mondo diceva: “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, spesso è una manifestazione di malessere ed il tentativo di mettere in un certo senso i puntini sulle i e forse proprio dietro a ciò vi sono i motivi di una invasione. Le o la soluzione dovrebbe essere una sola, sedersi al tavolo delle trattative, usare la diplomazia per giungere ad una soluzione, ma alla domanda “come fare” una risposta è nel buon senso degli interlocutori e negli esempi del passato. Senza voler guardare alla storia medievale, basterebbe prendere ad esempio ed applicare la più classica e conosciuta delle soluzioni: sulla scia dell’esempio di John Fitzgerald Kennedy che risolse la crisi dei missili a Cuba, mettendosi in contatto con Nikita Crushev. Basterebbe seguire questo esempio ma dubito che ci sia in giro un nuovo Kennedy, e non dico altro.

 

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