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SANT’ANGELO D’ALIFE – LOTTA AGLI INSETTI, LA TESI DI SALVATORE FALCO SBARCA SU IMPORTANTI RIVISTE NAZIONALI

SANT’ANGELO D’ALIFE – La tesi di Laurea – sperimentale e di ricerca – di Salvatore Falco sbarca su importanti riviste scientifiche nazionali. Il lavoro del giovane – figlio dell’ex presidente del Parco Regionale del Matese, Giuseppe Falco –, realizzato presso l’azienda agricola del Principe Windisch Graetz, è incentrato sulla lotta agli insetti (mosche in particolare) che non solo provocano fastidio agli allevamenti, ma danno vita a massicce invasioni dei centri abitati. L’eccellente lavoro svolto da Falco sta riscuotendo notevole interesse negli ambienti scientifici, tanto da essere pubblicato su varie importanti riviste settoriali, l’ultima delle quali “Igiene Alimenti” del numero di gennaio-febbraio 2013. L’articolo è cofirmato dal dott. Francesco Parisi, assistente del relatore della tesi, Prof. Pasquale Trematerra, tra i più noti entomologi su scala europea. La validità e l’efficacia del lavoro sta anche e soprattutto nel fatto che sia i comuni che i privati potrebbero prenderne spunto al fine di attivare iniziative mirate a contenere il fenomeno della proliferazione degli insetti, portatori di gravissime malattie.

Riportiamo alcuni passaggi significativi dell’articolo pubblicato sulla rivista “Igiene Alimenti” a firma di Falco e Parisi.

“La presenza di insetti molesti all’interno degli allevamenti zootecnici costituisce spesso un problema che coinvolge non solo le aree rurali ma anche gli ambienti urbani. Infatti, nel nostro Paese la tipologia più ricorrente di realtà zootecnica è quella di aziende di piccole o medie dimensioni, localizzate nelle immediate vicinanze o direttamente all’interno di aree densamente popolate. Le problematiche che ne scaturiscono sono legate al peggioramento qualitativo e quantitativo delle produzioni, al cattivo stato di benessere degli animali allevati, alla carenza di standard igienici e all’uso indiscriminato di biocidi che sovente determinano lo sviluppo di resistenze e la possibile permanenza di residui contaminanti le produzioni alimentari (Rossi et al., 1993). Nelle stalle, le mosche, oltre ad essere vettori di organismi patogeni passando da animali infetti ad altri, con la semplice azione di disturbo determinano di per sé uno stato di generale irrequietudine del bestiame, con ripercussioni negative sulle performance produttive, nonché degli operatori che frequentano gli stessi ambienti. Da alcune stime realizzate negli USA si è calcolato che il “nervosismo” provocato dalle mosche si ripercuote negativamente sul rendimento delle produzioni zootecniche determinando un calo sulla resa produttiva che in alcuni casi può raggiungere il 10%. I dati riportati nella presente nota sono stati ottenuti presso un’azienda zootecnica situata nel territorio dell’alto Casertano (in Campania), in prossimità del fiume Volturno. Si tratta di un allevamento di bufale formato da circa 650 capi tenuti a stabulazione libera, allevati per la produzione di latte.

Risultati ottenuti

Complessivamente, nel corso della ricerca sono stati catturati, con l’utilizzo sia delle trappole cromotropiche che delle esche zuccherine avvelenate, 44.622 esemplari riconducibili all’ordine dei Ditteri. Il 99% circa degli individui rinvenuti è risultata appartenere a Musca domestica. Tra le altre specie, il gruppo maggiormente rappresentato è risultato costituito dal genere Lucilia, con 81 esemplari. In generale è interessante osservare l’andamento delle popolazioni muscidi-che riscontrate in occasione dei quattro interventi di lotta. I primi due trattamenti insetticidi eseguiti nel mese di maggio e giugno hanno permesso di mantenere costante il numero di ditteri infestanti. I due interventi che sono seguiti, rispettivamente in luglio e agosto, mostrano come l’andamento dell’infestazione sia passata da livelli elevati nella settimana che precede l’intervento insetticida, a livelli contenuti nella settimana successiva. Tale calo di presenza va attribuito anche all’efficacia mostrata dall’esca granulare nei vassoi, e può essere solo in parte giustificato dall’abbassamento parziale delle temperature verificatosi nelle settimane successive ai trattamenti. Durante il periodo invernale le mosche presenti nella stalla sono risultate in numero limitato, azzerandosi completamente nei mesi di gennaio e febbraio. La quantità di individui adulti catturati dalle quattro trappole cromotropiche posizionate nel paddock esterno invece si è mantenuto sempre relativamente basso. Durante il corso delle varie attività, infatti, su di esse sono stati rinvenuti solamente 226 esemplari. La quantità di mosche osservate nei successivi quattro campionamenti è risultata elevata, con un picco di quasi 2.500 individui censiti in un solo vassoio. La causa di ciò è stata attribuita alla presenza di letame persistente nella zona sottostante i box, che per tradizione veniva allontanato ogni due settimane; un’ulteriore fonte di richiamo si è accertata a seguito della somministrazione giornaliera di latte alle vitelle. Per tali motivi, nell’ottica di una gestione integrata dell’infestazione, è stato suggerito agli operatori dell’azienda di allontanare il letame a cadenza settimanale e di non lasciare per troppo tempo il latte a disposizione dei giovani animali. A seguito di tale nuova procedura operativa, messa in atto a partire dalla fine di agosto 2011, dell’efficacia manifestata dall’esca insetticida in granuli contenuta nei vassoi e dei trattamenti adulticidi effettuati sulle pareti esterne della vicina sala mungitura, si è osservata una marcata diminuzione delle popolazioni di ditteri infestanti. Dalla fine di settembre si è annotato un nuovo amento della popolazione di mosche, attribuibile all’incremento delle temperature registrate in tale periodo.

Conclusioni

Come è risaputo, negli allevamenti zootecnici la presenza di elevate popolazioni di Musca domestica e di altre specie di ditteri molesti comporta molto spesso notevole disagio agli animali e agli operatori, con ripercussioni negative sul rendimento e sulle produzioni aziendali. In tali ambienti la gestione della difesa da infestazioni resta un problema molto delicato, in quanto si ha a che fare con insetti la cui presenza è sempre dannosa e richiede frequenti interventi. L’abbattimento delle infestazioni muscidiche è possibile sia con la lotta integrata che con quella chimica. Però, nel primo caso si possono trarre maggiori benefici a favore del benessere degli animali, degli operatori e dell’inquinamento ambientale. Nel corso della sperimentazione, i 53 campionamenti eseguiti a cadenza settimanale hanno evidenziato che i principali focolai di infestazioni da ditteri erano localizzati in due aree dell’azienda zootecnica: la zona di ricovero delle vitelle e la sala mungitura. In tali ambienti i ditteri, oltre che sugli escrementi rilasciati dagli animali, trovavano un’abbondante fonte di alimentazione rappresentata dal latte somministrato giornalmente alle giovani bufale. Sulla base di tali evidenze, si è ritenuto di attuare un’opportuna e mirata strategia di lotta con l’impiego di un insetticida adulticida dal forte potere abbattente. In seguito a tali operazioni, associate alle migliori norme igieniche adottate dagli operatori, all’effetto positivo esplicato dall’esca granulare contenuta nei vassoi e, in parte, all’abbassamento delle temperature registrate dopo gli interventi di lotta, si è osservata una netta diminuzione delle popolazioni di ditteri infestanti. Negli altri due ambienti oggetto di indagine, ovvero paddock esterno e sala latte, il quantitativo di mosche campionato è risultato basso e si è mantenuto costante durante tutto il periodo sperimentale. In questo caso, i trattamenti insetticidi sono stati eseguiti anche all’esterno della sala latte in quanto si notava sulle pareti della struttura un numero alto di adulti. Dal presente lavoro emerge che nel casertano i picchi di infestazione da mosche si registrano nei mesi estivi di luglio e agosto e si protraggono in alcuni casi anche in ottobre a causa delle temperature favorevoli. Al contrario nel periodo invernale il numero di ditteri censiti è risultato essere basso e in alcuni casi nullo. I campionamenti effettuati hanno evidenziato la maggiore efficacia dell’esca granulare rispetto alle trappole cromotropiche, in termini di numeri di individui morti rinvenuti per ogni singolo sopralluogo. Giova rilevare che nell’allevamento preso in considerazione non è stato possibile perseguire una lotta mirata agli stadi giovanili dei ditteri, facendo uso di regolatori di crescita, poiché gli escrementi venivano convogliati in vasche di raccolta dove la frazione liquida prevaleva di gran lunga su quella secca. I risultati ottenuti durante la presente sperimentazione permettono di affermare che la tecnica integrata messa in atto può considerarsi un sistema valido. Le conclusioni di questo lavoro inducono a riflettere sulle ricadute positive che si possono ottenere a seguito di una buona gestione degli allevamenti zootecnici. Conoscere e saper controllare i punti critici aziendali è una necessità che gli allevatori devono sentire, se non altro per garantire una corretta applicazione della legislazione e per fornire al consumatore un’immagine dell’allevamento e del prodotto che sia di livello adeguato alla richiesta di alimenti, non solo sicuri e tracciabili, ma derivanti da processi produttivi di livello qualitativo sempre più elevato”.

Francesco Mantovani

 

 

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2 commenti

  1. Complimenti vivissimi al ” PATINO”

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