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Capri / Riardo – Abusi sulla grotta azzurra, i giudici del riesame confermano il sequestro del lido Nettuno. Ecco le ragioni. Tutti gli indagati

Capri / Riardo  – Il lido Nettuno resta sotto sequestro, anche i giudici del riesame hanno confermato i sigilli alla struttura, respingendo la richiesta di dissequestro del Nettuno ad Anacapri avanzata dai legali di Raffaele Perrella. In sostanza i giudici partenopei hanno confermato la fondatezza delle indagini svolte, su delega del Pubblico Ministero, a seguito di esposti delle associazioni ambientaliste, culminate con il sequestro avvenuto lo scorso 7 giugno. Ma non fu solo sequestro. Infatti la Procura ha attuato una serie di perquisizioni al Comune di Anacapri, a Napoli, Sorrento e Riardo.
Il Pubblico Ministero, Francesca De Renzis, aveva ottenuto dal Gip una serie di perquisizioni che avevano interessato abitazioni, uffici privati e pubblici. Perquisizioni presso le abitazioni e gli studi professionali di persone e tecnici coinvolti nell’inchiesta dell’affaire Nettuno, l’architetto Filippo De Martino, capo dell’ufficio tecnico del Comune di Anacapri, a cui è stata perquisita l’abitazione in penisola sorrentina e l’ufficio al Comune di Anacapri, il geometra Ciro Gigante, responsabile del procedimento per l’ottenimento del permesso di costruire del Nettuno, a cui oltre l’abitazione è stato perquisito anche l’ufficio al Comune di Anacapri, l’architetto Nicola Pisacane direttore dei lavori di quello che legambiente definisce l’ecomostro. Le perquisizioni operate dai Finanzieri della Tenenza della Guardia di Finanza di Capri, diretti dal Luogotenente Pietro Varlese,  hanno interessato anche l’abitazione e l’ufficio presso Palazzo Reale a Napoli della Soprintendente Maria Rosaria D’Apice, che avrebbe licenziato la pratica dando il parere favorevole, mentre antecedentemente la Soprintendenza per il condono presentato lo aveva bocciato e pur ricorrendo la proprietà al Tar aveva perso la causa.
Perquisita anche l’abitazione e l’ufficio dell’imprenditore Raffaele Perrella. Nell’inchiesta è coinvolto anche l’ex Soprintendente ai beni architettonici di Napoli Giorgio Cozzolino, che ha lasciato quella sede per Ravenna. Diciassette gli indagati tra cui anche i componenti delle commissioni di edilizia e del paesaggio del Comune di Anacapri, nelle persone di Guido Gargiulo, Massimiliano Ferraiuolo, Antonio Mazzarella, Paolo Staiano, Gargiulo Colomba, Michele Sorrentino e Giuseppe D’Urso, i responsabili dell’Ufficio Tecnico del Comune di Anacapri, tra cui anche Aurigino Monica, vari tecnici di studi privati e direttori dei lavori, tutti indagati a vario titolo in concorso tra loro per abuso d’ufficio, falsità ideologica e violazione delle norme urbanistiche. Grazie ad una consulenza tecnica, è emerso che i lavori di ristrutturazione e riqualificazione eseguiti a partire dal 2014 presso il suddetto complesso immobiliare, ultimati nel marzo 2016, sono stati realizzati in virtù di permessi di costruire ed autorizzazioni paesaggistiche rilasciati illegittimamente in violazione della normativa urbanistica e paesaggistico ambientale relativa alla zona ove insiste il complesso immobiliare per cui si procede, nonché in contrasto con i vincoli previsti per l’area ove sorge la struttura.
Il complesso insiste infatti in zona E) del P.R.G. del Comune di Anacapri, relativa ad attrezzature turistico-balneari e portuali o di attracco, area sottoposta a vincolo ambientale come territorio costiero ex D.lvo 42/04, dichiarata di notevole interesse pubblico con D.M. del 20.3.51 e del 28.3.85, nonché sottoposta a vincolo idrogeologico (zona R4 e P4) ed archeologico (in quanto il complesso è confinante con gli scavi archeologici di “Villa Gradelle” di epoca romana). Inoltre l’area in questione è classificata come “Zona a protezione integrale”, in virtù del Piano territoriale paesistico dell’Isola di Capri, è stata dichiarata zona a protezione speciale (ZPS) con direttiva europea n.79/409/CEE ed è stata inserita nella Rete Natura 2000 in quanto sito di interesse comunitario. Le indagini hanno evidenziato che le opere realizzate hanno dato luogo ad un  incisivo  intervento  di  ristrutturazione  dell’intero  complesso  immobiliare,  che,  da struttura balneare, risulta, di fatto, trasformato, attraverso un mutamento di destinazione d’uso non consentito, in un complesso residenziale di tipo alberghiero, attraverso la realizzazione di alcune stanze e di un appartamento – dependance.
I suddetti interventi non sono consentiti dal P.R.G. e dal P.T.P. vigenti nel territorio dell’isola di Capri nella zona in cui insiste il complesso immobiliare in sequestro, ove sono consentiti unicamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo e di riqualificazione estetica degli immobili e delle aree pertinenziali, con esclusione di opere di incremento dei volumi esistenti e di edificazione ed utilizzo di immobili a destinazione alberghiera, che la realizzazione dei lavori presso il lido Nettuno, ha, di fatto, determinato. L’attività investigativa ha inoltre evidenziato la violazione della normativa in materia di valutazione di incidenza ambientale, procedura propedeutica al rilascio dei permessi di costruire e prevista per i siti ricadenti nella Rete Natura 2000, quale quello in esame. Sono stati accertati altresì l’abusiva occupazione del demanio marittimo relativamente all’area per la discesa a mare del complesso balneare, pari a mq 37,50, ed il mancato rilascio delle prescritte autorizzazioni demaniali marittime ai sensi dell’art. 55 del Codice della Navigazione a favore dello stabilimento, in quanto tutte le opere sono state edificate in violazione della fascia di rispetto dei 30 metri dall’area demaniale marittima, sulla quale il complesso, essendo a picco sul mare, di fatto insiste. Il sequestro preventivo del complesso immobiliare, di rilevantissimo impatto ambientale ed ubicato in uno dei siti di maggior pregio e rilevanza ambientale e paesistica del mondo, si è reso necessario al fine di evitare la reiterazione dei reati per cui si procede e l’aggravamento delle conseguenze degli stessi.
Tutta l’indagine nasce dal fatto che pendeva un condono sul complesso balneare ed il Comune di Anacapri aveva rilasciato una licenza in sanatoria bocciata dalla  Soprintendenza.  I  proprietari  del  Nettuno  erano ricorsi al Tar Campania contro questa bocciatura e la giustizia amministrativa nel 2014 aveva stabilito che la parte abusiva andava abbattuta. La proprietà del Nettuno chiese, presentando una istanza di riesame, di sanare quel condono e dove prima la Soprintendenza disse di no ebbe un si, ed immediatamente a quel condono, si aggiunse l’autorizzazione alla ristrutturazione con una completa trasformazione, attraverso un progetto firmato dall’autorevole Paolo Pininfarina, ingegnere meccanico conosciuto in tutto il mondo, un vero esperto in design. Pininfarina ha realizzato ultimamente due opere in Campania, la Cappella Gentilizia di Riardo ed il Club Nettuno di Anacapri. Fondamentale per tutta l’inchiesta è stata la collaborazione dell’attuale Soprintendente Paola Bovier.

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