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Caserta – Effetto Salvini, effetto follia: tre giovani italiani sparano contro due immigrati

Caserta – Al grido “Salvini, Salvini” tre giovani italiani hanno sparato alcuni colpi di pistola – ad aria compressa – contro due giovanissimi immigrati, ospiti di un centro di accoglienza. Una delle due vittime è rimasto ferito al torace e giudicato guaribile in pochi giorni. E’ follia pure, è razzismo autentico che trova linfa vitale nelle parole e nelle azioni di chi, dall’alto, dovrebbe dare il buon esempio e invece sembra voler alimentare la guerra fra poveri. Una situazione triste che non ha nulla a che vedere con la lunga tradizione di civiltà, tolleranza e fratellanza che ha caratterizzato il nostro Paese. Ma le persone cambiano, le società mutano e non sempre in positivo.
Così  c’è chi si sente in diritto di sparare per strada a due giovani solo perché di colore, solo perché immigrati e quindi deboli e indifesi. Senza una ragione vera, senza un motivo capace di giustificare tanto odio. E’ accaduto alcune sere fa quando due ragazzi maliani (Daby e Sekou), beneficiari del progetto SPRAR del Comune di Caserta, gestito dal Centro Sociale Ex Canapificio, dalla Comunità Rut delle Suore Orsoline e dalla Caritas, sono stati vittime di un vergognoso episodio razzista. Intorno alle ore 22:00, mentre tornavano a casa, all’incrocio tra viale Lincoln e via Salvatore Commaia, sono stati avvicinati da una Fiat Panda di colore nero, a bordo della quale viaggiavano tre giovani italiani che, brandendo una pistola ad aria compressa al grido “Salvini, Salvini!”, sparavano due colpi di pistola a distanza ravvicinata, dei quali uno colpiva al torace Daby, ferendolo (due giorni di prognosi) ed un altro, sparato all’indirizzo del Sekou, andava a vuoto. Accompagnati da un’operatrice legale e dall’avvocato difensore Francesco Pugliatti, i due hanno sporto formale denuncia – querela nei confronti di persona/e da identificare per l’aggressione. E’ stata inoltre richiesto il sequestro di una telecamera nella zona.
“Siamo profondamente sconcertati e indignati – commentano i responsabili del centro sociale Ex Canapificio dello Sprar di Casergiornata rifugiato – per quello che è accaduto ai due ragazzi che sono tutt’ora spaventati”. Daby e Sekou, sono arrivati in Italia più di due anni fa dopo essere fuggiti dal Mali, uno dei paesi distrutti da guerre, povertà e siccità. Daby, in particolare, dopo anni di attesa, è finalmente riuscito ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciatogli dalla Commissione territoriale per la protezione internazionale di Caserta. Questo è l’ennesimo episodio di razzismo dopo i fatti di San Ferdinando, dove qualche settimana fa perdeva la vita un giovane bracciante maliano, Sacko Soumayla, ucciso da un colpo di fucile come un animale; dopo l’aggressione in un centro di accoglienza a Sulmona del 12 giugno, dove è stato accoltellato un richiedente asilo; e dopo la triste storia dell’Aquarius, nave della flotta di Medici Senza Frontiere respinta dall’Italia con 629 migranti a bordo. In questo contesto, sull’episodio di Daby è doveroso interrogarsi: perché? Cosa succede? Qual è il collegamento di un gesto simile con il Ministro Salvini? Invitiamo quest’ultimo e l’intero Governo a prendere spunto da questo episodio per interrogarsi sulle scelte da fare e propagandare, così come speriamo che i rappresentanti istituzionali eletti possano presentare interrogazioni parlamentari per chiarire ciò che è accaduto e che le forze dell’ordine agiscano adeguatamente. In questo clima difficile, bisogna essere consapevoli che non basterà bloccare una nave né servirà moltiplicare i campi di detenzione in Libia o in Niger. Come cittadini crediamo che la politica del cambiamento debba puntare sull’inclusione sociale di tutti, sulle regolarizzazioni delle persone che vivono e lavorano onestamente nel nostro paese da decenni e non continuare in propagande xenofobe di programmi irrealizzabili: per cambiare l’ordine delle cose bisognerebbe aprire canali di accesso regolari e sicuri, costruire percorsi di inclusione sociale bilaterale, come da anni proviamo a fare qui a Caserta attraverso attività come il Piedibus, riqualificazione di villette, tirocini formativi, con ottimi risultati.  In questo percorso ci colloca l’organizzazione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra il 20 giugno. La realizzeremo nello stesso quartiere Dove si è verificata l’aggressione, cioè nel quartiere Acquaviva, e precisamente nella villetta di Via Arno, laddove i pregiudizi sono stati accantonati e si collabora per il miglioramento delle condizioni collettive. La Villetta, dopo essere stata chiusa per anni, è stata riaperta e riqualificata grazie alla collaborazione tra cittadini e rifugiati. All’iniziativa abbiamo invitato a partecipare il Prefetto di Caserta, il Sindaco, Consiglieri e Assessori. Caserta continuerà ad essere un modello di esempio, di denuncia e proposta, di inclusione e antirazzismo e non ci faremo intimidire”.
Questa la nota a firma di Mariarita Cardillo, operatrice sociale e legale S.P.R.A.R.- Sistema Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati Movimento Migranti e Rifugiati di Caserta, centro sociale Ex Canapificio

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