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FIRENZE / TEANO – Colpisce un detenuto, guardia carceraria assolta dal giudice

FIRENZE / TEANO – Era accusato di aver colpito un detenuto con una grossa chiave. E’ stato assolto dal giudice . Giuseppe CAPARCO, ventisettenne agente della polizia penitenziaria originaria di Teano, ieri (04 aprile) è stato prosciolto con formula piena dal Tribunale di Firenze dall’accusa di aver malmenato un trentasettenne detenuto di origini tunisine  (B. M. K.).   Il fatto avveniva nel febbraio del 2013. Il giovane agente di polizia penitenziaria sidicino, all’epoca in servizio presso la Casa Circondariale di Sollicciano  – Firenze veniva accusato dal detenuto di origini tunisine di averlo percosso al capo on la chiave mentre lo accompagnava in sezione. Tanto è quanto riferiva il detenuto extracomunitario al medico di guardi presso il suddetto istituto penitenziario. Da ciò prendevano l’avvio le indagini condotte dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, Dott. ssa Giuseppina MIONE, che contestava al giovante poliziotto penitenziario anche il reato di falso in atto pubblico ritenendo non veritiere le circostanze riferite dal medesimo imputato nella relazione di servizio redatta a proposito dell’accaduto in cui attribuiva la contusione subita dal detenuto come conseguenza di un episodio di autolesionismo e di due suoi superiori che avevano redatto un verbale di sommarie informazioni inducendo il detenuto tunisino a riferire che la suddetta contusione fosse il frutto di una testata sferrata volontariamente contro una finestra.  Nel corso del dibattimento venivano escussi diversi testi, ma all’udienza odierna (4 aprile) veniva escusso l’ultimo teste addotto dal difensore del giovane sidicino, Avv. Fabrizio ZARONE, ossia il capoposto in servizio il giorno in cui si verificò detto episodio il  quale ha confermato la versione dei fatti fornita dalla difesa, ossia che la contusione fosse stata provocata da una testata data volontariamente dal detenuto tunisino che, del resto, si era reso autore nella circostanza (come anche diverse volte per il passato) di atti di autolesionismo consistenti in numerose ferite da taglio procuratesi con una lametta da barba. Ciò nonostante il Pubblico Ministero titolare del fascicolo, Dott. ssa Giuseppina MIONE, che ha presenziato personalmente a tutte le udienze, facendo riferimento nella sua lunga requisitoria anche all’esito dell’incidente probatorio svoltosi a suo tempo davanti   al G.I.P. con l’escussione del detenuto tunisino e di un suo compagno di cella, formulava una severa richiesta di condanna per il giovante agente al quale chiedeva comminarsi una pena di anni uno e mesi sei di reclusione e dei suoi due superiori, difesi dall’Avv. Filippo CEI, ai quali chiedeva comminarsi la pena di due anni di reclusione.  Lunghe ed appassionate, di conseguenza, anche le arringhe dei difensori degli imputati. In particolare, il difensore del giovante poliziotto penitenziario teanese, Avv. Fabrizio ZARONE, evidenziava diverse anomalie delle indagini che avevano portato all’imputazione a carico degli imputati come quella di non aver mai sentito nel corso delle indagini del capoposto, che pure veniva espressamente indicato nella relazione di servizio la cui rispondenza al vero la pubblica accusa contestava e della cui deposizione il P. M. addirittura chiedeva disporsi la trasmissione degli atti per procedere eventualmente per il reato di falsa testimonianza a suo carico.  L’Avv. ZARONE, inoltre, denunciava anche l’inconsistenza del movente per il quale secondo il Pubblico Ministero il giovane agente polizia penitenziaria si sarebbe fatto prendere la mano, ossia il fastidio causato dalla problematicità del predetto detenuto che spesso si rendeva autore di gravi fenomeni di autolesionismo. Il difensore del CAPARCO, però, ha fatto notare che il detenuto tunisino era associato alla settima sezione, mentre il suo assistito alla settima ed in quel frangente si stava occupando occasionalmente anche di detta sezione in sostituzione del sorvegliante di detta sezione che era in pausa pranzo. Il Giudice Monocratico della II Sezione Penale del Tribunale di Firenze, Dott. ssa Elisabetta PAGLIAI, condividendo evidentemente le argomentazioni difensive svolte dai difensori degli imputati, mandava assolti tutti i tre imputati perché il fatto non sussiste, restituendo così serenità al giovane agente di polizia penitenziaria la cui carriera avviata con tanto entusiasmo ed abnegazione nel servizio rischiava di subire serie compromissione da questo incidente di percorso.

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