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SESSA AURUNCA -Il Comune non farà ricorso al TAR contro il decreto del MISE. Il comunicato di Legambiente Circolo “Alfredo Petteruti”

(di Alessandro Staffiero) L’ALTRA FACCIA DELLA LUNA (ossia quella nascosta). Anche se le premesse di un impegno politico-amministrativo lasciavano sperare in una soluzione diversa, l’atto conclusivo, quello più necessario, è andato in direzione opposta: IL SINDACO E LA GIUNTA HANNO DECISO DI NON FARE RICORSO AL TAR CONTRO IL DECRETO DEL MISE NONOSTANTE CHE LEGAMBIENTE CAMPANIA AVESSE DATO LA DISPONIBILITÀ A SOSTENERE IL RICORSO COMUNALE CON UN INTERVENTO AD OPPONENDUM O AD ADIUVANDUM.
IL 10 GENNAIO SCORSO, A NOME DI LEGAMBIENTE, FU’ PUBBLICATO UN ARTICOLO NEL QUALE SI PUNTUALIZZAVANO ALCUNE COSE CIRCA IL CONSIGLIO COMUNALE DELL’8 GENNAIO. All’ordine del giorno, al primo punto c’era:
1) “Realizzazione di una struttura di interesse comune da destinare a “Polo logistico e confezionamento di Pallet” in Sessa Aurunca alla via Appia km.158,400, in variante urbanistica ai sensi dell’art. 8 del D.P.R. 160/2010, di proprietà della Ditta Interport s.r.l. con sede in Formia (LT) (rinviato 21.4.2015).”
Un punto che, di rinvio in rinvio, non è mai stato discusso dal mese di aprile del 2015 e, ancora una volta, rinviato ad altro consiglio comunale, sentita la conferenza dei capigruppo, la commissione urbanistica ecc. ecc., come se, in questi lunghi mesi, nove per la precisione, non si fossero mai sentiti i vari pareri. Era chiaro lo stratagemma messo in atto, ancora una volta, per rimandare, sine die, la discussione su un punto la cui decisione, di spettanza del Consiglio Comunale, si suppone non fosse gradito a nessuno. Avremmo gradito che, sempre in sede consiliare, si discutesse del Decreto del MISE che aggirava, di fatto , le prerogative proprie del consesso civico, ossia la variante urbanistica di una zona agricola in zona industriale, per permettere a Interport, non solo di continuare la sua attività come deposito di pet-coke, ma affiancandola con il confezionamento di pellet (non pallet). I nostri amministratori, e PARLO DI MAGGIORANZA E MINORANZA, non hanno reclamato il diritto di portare in pubblico la discussione su un punto fondamentale per il futuro del nostro territorio, ho anzi constatato che alcuni consiglieri non hanno neanche letto il Decreto. Come non bastasse, il Consiglio Comunale non è stato più convocato e dalla conferenza dei capigruppo non è uscita nessuna decisione. Evitando il ricorso al TAR contro il Decreto del MISE, si accetta che dall’alto vengano prese decisioni che spettano, di diritto, al consiglio comunale, senza considerare che la Direttiva Europea 2014/52/UE, recepita dallo Stato italiano, impone la V.I.A. per impianti di tal genere ( se proprio non vogliamo parlare di Valutazione di Incidenza Sanitaria). Ma c’è un’altra questione inquietante dietro l’accettazione del decreto, ossia un condono edilizio di fatto che costituisce un pericoloso precedente per chiunque voglia impiantare attività industriali in zona agricola appellandosi al decreto. E qui si entra in un altro campo: la necessità di pianificare il futuro di un territorio, a breve, a medio e a lungo termine. Solo così si possono bloccare velleità di vario genere che non siano in linea con tali pianificazioni, per definire le quali è necessario fare ricorso a tecnici di altissimo profilo con una preparazione anche in ingegneria dell’ambiente e del territorio, bio-architettura, architettura del paesaggio, perchè non venga compromesso il fragile equilibrio che contraddistingue un territorio estremamente vario e ricco di biodiversità. Il concetto di bellezza e di qualità, nelle sue tante declinazioni, racchiude il meglio della nostra identità e della nostra storia ma è oggi soprattutto una sfida per immaginare un altro sviluppo, oltre la crisi. Una sfida ad essere una città capace di attrarre intelligenze, attenzioni, investimenti intorno a un’idea di bellezza come valore aggiunto dello straordinario patrimonio di beni storici e architettonici, artistici, paesaggistici, culture materiali e immateriali.