ALIFE – Cattedrale, l’ultima del Vescovo: allontana dal coro le “peccatrici” di Totari. Altro che amore e perdono

ALIFE – Fino a che punto possa arrivare la superbia di chi occupa un ruolo di potere ancora non è dato saperlo visto che di volta in volta dinanzi a manifestazioni di tale smisurato egocentrismo si resta sempre più basiti. Accade un po’ ovunque. In politica. In una azienda. E anche nelle alte sfere ove si annida quella forma di potere spirituale che molto spesso è declinato in puro autoritarismo finendo per presentare agli occhi dei più una chiesa sempre meno caritatevole. Ma di ciò nessuno ormai si stupisce più. L’ultima trovata del vescovo Valentino Di Cerbo è l’ennesima dimostrazione – semmai ce ne fosse il bisogno – che presentare agli occhi dei fedeli il volto umano della chiesa è un esercizio maledettamente complicato. Come dire, si predica bene, ma si continua a razzolare male. Questa volta, nel mirino di Sua Eccellenza finiscono anche i cori in chiesa. Anzi, le coriste. Tre coriste. Neanche a dirlo, di Totari. Perchè per il vescovo ormai se sei di Totari (non tutti, le percore nere o bianche, a seconda dei casi, esistono sempre) sei un peccatore. Una convinzione talmente radicata che neanche lo scorrere naturale del tempo riesce a scalfire. Per questa ragione, il pastore, infastidito dal fatto che alcune donne – di Totari – fossero il coro di molte messe presso la cattedrale di Alife, non ha esitato a “rimproverare” il sacerdote intimandogli di allontanarle. Dura lex, sed lex. Così il povero sacerdote ha obbedito al pastore. Sempre più epuratore vista la sua naturale inclinazione verso le espulsioni. In barba ad ogni morale propagandata attraverso l’organo di comunicazione della diocesi – che spesso ci somministra insegnamenti “divini” – nella vita di tutti i giorni i segni di carità e misericordia sono ormai frequenti come le nevicate nell’Africa sahariana.