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CASERTA – TERRA DEI FUOCHI, I SOSPETTI DELLA PROCURA: I VELENI NELL’ACQUA DOMESTICA

depuratori-veleniCASERTA -Terra dei fuochi, il capo della procura di Santa Maria a palazzo San Macuto: «Sospettiamo che i veleni finiti in falda dalle discariche di Maddaloni raggiungano Casale e temiamo travasi nella rete di distribuzione domestica». I comitati chiedono accesso al rapporto Us Navy che determinò lo sgombero degli alleati. Guarriello: ecco le depurazioni truffa dei consorzi. Le aree «avvelenate» secondo gli Usa abbandonate dagli alleati anni fa, la mappa coincide con l’allarme appena espresso dalla Procura di Santa Maria alla commissione Ecomafie del Governo.
Il capo della Procura di Santa Maria Capua Vetere Raffaella Capasso a palazzo San Macuto lancia un allarme preciso: «Sospettiamo che i veleni finiti nelle falde sotterranee dalle discariche di Maddaloni e da Marcianise abbiano raggiunto Casale di Principe e temiamo anche travasi delle acque di falda inquinate nella rete di distribuzione idrica domestica, abbiamo così attivato controlli sull’acqua dei rubinetti da parte dell’Arpac». Alla luce delle dichiarazioni in commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie diffuse in sonoro da RadioRadicale, i comitati chiedono allora accesso al famoso rapporto Us Navy sui veleni nelle acque che determinò lo sgombero degli alleati nel Casertano. Nell’audizione del 14 gennaio invece il sostituto Guariello ha elencato tutte le truffe, gli appalti irregolari o fittizi e le finte depurazioni (eppure tassate dai Comuni) ad opera del Consorzio di bacino.

Capasso: «Allarme veleni, controllare l’acqua dei rubinetti»
Ad Alessandro Bratti (Pd) presidente della Commissione di inchiesta, il procuratore Raffaella Capasso, in merito alle acque sotterranee inquinate e ai pozzi sequestrati, ha detto: «Abbiamo rilevato frequentemente l’avvelenamento dei pozzi cominciando con indagini a Casale su una discarica abusiva indicata da un pentito, dove l’Arpa ha trovato rifiuti ma non pericolosi a cinque metri di profondità, eppure i pozzi a monte dell’invaso sono inquinati, vi abbiamo trovato veleni. Successivamente a Masseria Monti (Maddaloni, ndr) abbiamo accertato la presenza di un inquinamento gravissimo, ve lo voglio segnalare, abbiamo scoperto riversamenti di percolato direttamente in falda dove abbiamo trovato arsenico o manganese fino a 260 volte maggiore del valore di soglia, e qui c’è un rischio di contaminazione continuativa, invece nell’aria abbiamo trovato fenoli. Abbiamo sequestrato 60 pozzi avvisando sindaco e ministro più di un anno fa e sino ad ora non è accaduto nulla. Detto questo la cosa che mi ha colpito, nel caso di Masseria Monti, è che a monte i pozzi non sono inquinati ma a valle sì, è chiaro allora che è la discarica la fonte dei veleni… nella vicina Marcianise ci sono pozzi inquinati anche trattati – sono state prese misure – da parte di una multinazionale che ha provocato l’inquinamento, eppure senza risultato, allora noi temiamo possa esserci stata una forte migrazione della contaminazione di questa falda a Sud, addirittura sospettiamo che l’inquinamento abbia raggiunto Casale di Principe, questo spiegherebbe perchè abbiamo trovato veleni a monte e non a valle dell’invaso di Casale (indicato dal pentito, quello con rifiuti non pericolosi, ndr). Ora cerchiamo di capire l’estensione di questa contaminazione e anche l’adeguatezza delle misure adottate, parlavo dei pozzi perchè in questo momento è la cosa più preocupante di quella zona, ci sono punti e utenze che utilizzano sia l’acqua della rete idrica sia quella dei pozzi avvelenati, c’è possibilità di un travaso dall’una all’altra rete e con l’Arpac stiamo facendo verifiche anche sulla qualità dell’acqua della rete di distribuzione idrica domestica».

«I consorzi? Depurazioni e impianti finti, ma si pagava la tassa»
Il sostituto Silvio Marco Guarriello si è invece occupato di ciclo integrato dei rifiuti e depurazione. In commissione ha riferito come «la raccolta differenziata, la cui tariffa veniva regolarmente pagata dai Comuni, veniva gettata poi come tal quale (tutta insieme in discarica, ndr), queste le risultanze delle indagini sui Consorzi 1, 2, 3 e 4 in provincia di Caserta e poi sul Consorzio Unico di Bacino (Caserta-Napoli, ndr): gli illeciti accertati sono una quantità sconvolgente, sistematiche le violazioni da parte di questi Enti nel conferimento degli affidamenti alle ditte private – un settore tipico di infiltrazione era quello degli automezzi – con scambio di favori: noleggi effettuati senza gara, con quantità impressionante di automezzi noleggiati ma lasciati abbandonati; riparazioni di mezzi da pochi soldi non effettuate per ricorrere a noli esterni, oppure venivano pagati lavori mai effettuati. Abbiamo sequestrato oltre 120 milioni di euro, 60 le imputazioni di peculato per falsi conferimenti di incarichi a consulenti o ditte che nulla avevano mai fatto». E poi, sulle verifiche delle gestioni dei depuratori: «Dei 60 depuratori comunali ne abbiamo trovato solo uno in regola, tutti gli altri erano gestiti in maniera illecita, la quasi totalità dei depuratori opera quasi sempre in regime di “bypass” ma questo tipo di violazione non viene mai rilevato, chissà perché, dagli uffici tecnici comunali. Le aziende autocertificano la depurazione, noi andiamo a verificare che il refluo non è quasi mai depurato: se i laboratori di analisi privati dicono “tutto bene” e l’Arpac il contrario ci si deve domandare, allora, se sia il caso di conservare questo sistema di autocertificazione. Gli illeciti piu sconvolgenti: documentalmente sono stati costruiti tre depuratori ma abbiamo trovato solo tre finte vasche che nulla depuravano, in altri mancava l’allaccio alla rete elettrica, molti non funzionavano affatto: costruiti con varianti – laddove vi sarebbero una serie di autorità amministrative che avrebbero dovuto intervenire – e poi mai collaudati. Le ditte venivano pagate ma alla verifica risultavano zero consumi di energia elettrica, come non risultava alcun smaltimento di fanghi». E poi la riscossione dei canoni di depurazione: «Comuni che nulla depuravano facevano pagare il canone, solo alcuni Comuni oggi stanno restituendo la tassa». Dalle vecchie indagini anche il caso della discarica Sogeri di Castel Volturno, descritta come un lago di percolato che «finisce nei canali e poi in mare». (fonte: Luca Marconi – Corriere del Mezzogiorno)

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