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VAIRANO PATENORA / TEANO – Stalking e minacce, a giudizio De Simone

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VAIRANO PATENORA / TEANO – Stalking e minacce, a giudizio Ilario De Simone. Lo ha stabilito il giudice per le Indagini preliminari – Giovanni Caparco – che dopo aver valutato gli  atti ed esaminata la richiesta di giudizio immediato nel procedimento nei confronti di Ilario De Simone, difeso di fiducia dall’awocato Alessia Zanni, ha fissato l’udienza per il prossimo settembre. Due sono le persone offese:  T. Naoal e suo padre Moahamed, entrambi residenti in Vairano Patenora. De Simone è accusato di stalking e violenza privata perché, con condotte reiterate, mediade minacce consistite nel prospettarle la morte ove non avesse acconsentito alle sue richieste di intrattemere una relazione sentimentale e molestie consistitenti nel presentarsi ripetutamente pressol a sua abitazione gridandole di scendere minacciando, altresì, l’intera famiglia e nell’inviare ripetuti sms dal contenuto ingiurioso e minatorio. Atteggiamenti che, secondo l’accusa, cagionavano alle due vittime perdurante e grave stato d’ansia e un forte timore per l’incolumità propria e dei prossimi congiunti. La ragazza sarebbe stata costrett ad alterare le proprie abitudini di vita. I fatti conterstati a De Simone sarebbero accaduti nel comune di Vairano Patenora nei mesi scorsi.  Più gravi, invece, sembrano  essere le accuse rivolte dalla Procura contro De Simone realtivamente agli episodi che vedono come vittima il padre della giovane Noal. Infatti, secondo l’accusa De Simone avrebbe rincorso l’uomo brandendo uno scalpello di feno e minacciando, altresì, di fargli  saltare tutti i denti e di incendiargli la bancarella; compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere Mohamed ad accettare che egli intrattenesse una relazione sentimentale con la figlia Noall, evento non realizzatosi per cause indipendenti dalla sua volontà in quanto prontamede denunciato dalla stessa ragazza.  Si parte dai numeri: 600 milioni di donne è vittima di violenze nel mondo. Una popolazione maggiore di quella di tutta l’Europa. In Italia, si contano 6 milioni e 700mila casi.  Dietro ai freddi dati ci sono persone, vite, drammi. E morti: sono già più di 120 dall’inizio dell’anno le donne vittime di femminicidio in Italia.  Daniele Stefanì, segretario di Silp Cgil, ha spiegato che le norme introdotte lo scorso agosto sono comunque strumenti utili come “un coltellino multiuso” per il personale di polizia che ha a che fare con la violenza di genere. Molto è cambiato negli ultimi vent’anni nell’approccio con le vittime che trovano il coraggio di denunciare i loro carnefici, e questo grazie alla collaborazione con una realtà oggi consolidata, quella dei Centri Antiviolenza. Per il futuro sarà necessario rafforzare la rete interistituzionale di supporto alle vittime, senza dimenticare che gli strumenti della repressione giudiziaria non possono bastare ad abbattere un fenomeno può sfociare in tragedia. La casa, secondo me, è uno dei luoghi più pericolosi per una donna” ha detto il pm Lucia Russo, ricordando che i reati di cui la forze dell’ordine e Procura vengono a conoscenza sono solo una minima parte di quelli commessi.

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