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Benevento / Piedimonte Matese – Estorsione sessuale per 200mila euro, pena ridotta in Appello

Benevento / Piedimonte Matese – Le accuse erano forti: sequestro di persona, violenza privata, estorsione, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia ai danni, a vario titolo, di un uomo e una donna della provincia di Benevento. L’imputato sin dal primo giorno si è sempre difeso respingendo ogni accusa: “Non ho mai scattato quelle foto, né ho mai fatto estorsione, né incassato alcuna somma di denaro. Così come non ho mai minacciato nessuno”. E’ stata sempre questa la linea difensiva di Ferdinando Fantini, difeso dall’avvocato Ercole Di Baia.  Si avvia verso la conclusione la vicenda giudiziaria che vede coinvolto il maresciallo della Polizia Municipale di Piedimonte Matese. Una vicenda sulla quale già sono stati celebrati due gradi di giudizio. In primo grado i giudici hanno inflitto una condanna a 5 anni a carico di Fantini. Una pena sostanzialmente ridotta dai giudici di secondo grado (Appello) che hanno determinato una condanna a 3 anni a carico dell’imputato. Una sentenza contro la quale il difensore di Fantini – l’avvocato Ercole Di Baia – ha già presentato ricorso in Cassazione con l’obiettivo di ottenere l’assoluzione o una ulteriore sostanziale sconto di pena.

La vicenda:
L’uomo – Ferdinando Fantini – venne arrestato  circa 4 anni fa, dalla polizia del commissariato di Telese Terme,  a seguito di attività di indagini coordinate  dai magistrati della Procura della Repubblica di Benevento. Il 63enne venne ritenuto gravemente indiziato dei delitti di sequestro di persona, violenza privata, estorsione, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia ai danni, a vario titolo, di un uomo e una donna della provincia di Benevento.  In particolare, il personale del Commissariato, a seguito del rinvenimento di alcune foto compromettenti per le persone ritratte, avviavano una meticolosa attività di indagine che consentiva di identificare una di esse. L’uomo, riponendo completa fiducia negli inquirenti e vincendo l’iniziale imbarazzo, riferiva di essere stato costretto dall’indagato ad assumere gli atteggiamenti compromettenti raffigurati e a farsi fotografare, dopo essere stato sequestrato in un appartamento e aver subito gravi minacce e violenze fisiche, ovvero calci, pugni e schiaffi; dette foto venivano poi utilizzate per ricattarlo e costringerlo a versare somme di danaro, in parte poi consegnato per un importo di 5.000,00 euro. Tuttavia, nonostante la dazione di tale somma, evidentemente ritenuta non congrua,  le foto venivano inviate dall’attuale indagato in diversi domicili con il chiaro intento di distruggere la reputazione e l’immagine pubblica e privata del malcapitato e ottenere il versamento di ulteriori somme di danaro, per una richiesta pari a complessivi 200.000 euro. Le dichiarazioni della vittima vennero puntualmente riscontrate dalla polizia giudiziaria che, eseguendo le direttive dei magistrati della scrivente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, rintracciò i vari testimoni  acquisendo dagli stessi utilissimi elementi che hanno consentito di acclarare la veridicità della ricostruzione operata dal denunciante, così raggiungendo un quadro indiziario di rilevante consistenza. Veniva delineato un quadro indiziario di rilevante consistenza anche con riferimento ai gravi maltrattamenti ai danni dell’ex moglie del soggetto tratto in arresto, in più occasioni percossa e colpita con calci e pugni e addirittura costretta a scattare le predette fotografie. In sede di interrogatorio di garanzia, l’indagato, ha respinto ogni accusa.

 

 

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