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foto di repertorio

CAPUA / SANTA MARIA CAPUA VETERE – Torture in carcere: due poliziotti rischiano condanna a quasi 10 anni di reclusione

Capua / Santa Maria Capua Vetere – E’ partito il processo con il rito abbreviato a carico di due agenti della polizia penitenziaria che hanno scelto di essere giudicati con questa formula processuale. I pubblici ministeri hanno invocato 6 anni di reclusione per Angelo Di Costanzo, 54enne di Santa Maria Capua Vetere, mentre 3 anni e 8 mesi è stata la richiesta nei confronti di Vittorio Vinciguerra, 50enne di Capua. I due agenti sono gli unici imputati ad aver scelto il rito abbreviato mentre altre 105 persone coinvolte nell’inchiesta della procura sammaritana hanno optato per il giudizio ordinario. Tutto si innesta nell’ambito dello scandalo sulle torture ai danni dei detenuti avvenute al carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020.
Entrambi gli agenti  sono accusati di lesioni, abuso di autorità e tortura. A Vinciguerra è contestata l’aggressione ai danni di un detenuto avvenuta il 10 marzo 2020, prima quindi del pestaggio da ‘macelleria messicana’ avvenuto il 6 aprile. Il recluso era stato trasferito alla casa circondariale “Francesco Uccella” dal carcere di Velletri, divenuto inagibile in seguito ad una rivolta. Ma a Santa Maria Capua Vetere ad accoglierlo ci furono calci e pugni. Una violenza in seguito alla quale il detenuto si sarebbe urinato addosso. Ma non si sarebbe trattato di un singolo episodio. Vinciguerra avrebbe preso parte – insieme ad altri agenti – ad una vera e propria spedizione in cella. “Qui è Santa Maria. Questo il capolinea”. Così si sarebbero rivolti gli agenti al “nuovo arrivato”.  Si torna in aula a fine marzo per le conclusioni dei legali delle parti in causa.

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