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La scuola va alla guerra? Comprendere i conflitti, educare alla pace. No alla militarizzazione di scuole e università

Da anni, con protocolli d’intesa tra Ministero dell’Istruzione e della Difesa, le Forze Armate e le Forze di Polizia, sostituendosi ai docenti, entrano nelle scuole in qualità di “formatori” tenendo lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a militari USA a tematiche inerenti legalità e violenza di genere, uso di droghe, bullismo); accolgono tantissimi alunni e alunne impegnati nei PCTO, organizzano visite a basi militari o caserme. Riteniamo che tali attività nascondano il vero scopo degli apparati militari, ovvero il tentativo di “normalizzare” la guerra, e il sostegno ai gruppi economici dell’industria degli armamenti (l’italiana Leonardo). Siamo al contrario convinti che la funzione educativa della scuola – secondo la nostra Costituzione che all’articolo 11 “ripudia la guerra” – dovrebbe essere quella di educare alla convivenza civile, alla mediazione ed alla risoluzione pacifica degli inevitabili conflitti.
E’ questo il pensiero dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università che affronterà la questione, in collaborazione con l’associazione Per la Scuola della Repubblica OdV,  in un convegno nazionale di aggiornamento dal titolo “La scuola va alla guerra? Comprendere i conflitti, educare alla pace”.
L’Osservatorio ha nei suoi principi fondativi quello di contrastare la presenza dei militari all’interno delle scuole, contrastare quella che chiamano con orgoglio la cultura della difesa, attraverso la quale i militari presentano sempre il lato buonista della loro opera, a servizio della cittadinanza, portatori di valori quali la Patria e il sacrificio per essa, tutti valori ben radicati nella cultura patriarcale di cui gli eserciti sono una delle maggiori espressioni.

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