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Marzano Appio – Strage di Campagnola: si è spenta Carina, ultima testimone dell’eccidio

Marzano Appio (di Nicolina Moretta) – È morta l’ultima testimone della strage di Campagnola. La signora Carina, ultra 90enne, una dei dieci figli di Alfonso de Quattro. Nella frazione di Campagnola vi fu un rastrellamento ad opera dei soldati tedeschi. Molti giovani si rifugiarono nei castagneti, per sfuggire alla persecuzione nazista. Alfonso, il padre di Carina non volle allontanarsi dalla sua famiglia e rimase in paese. Fu catturato e dopo sei esecuzioni arrivò il suo turno. I suoi dieci figli capirono che stava per approssimarsi l’ora della morte del padre e iniziarono a piangere a dirotto, dicendo: “Papà mio, papà mio!”.  A questa scena il comandante tedesco si commosse e graziò il loro padre e alti due condannati ebbero salva la vita. La signora Carina fin quando la salute gliel’ha concesso ha portato la sua testimonianza della strage di Campagnola ogni volta che le è stata richiesta. Testimone diretta dell’atrocità delle guerre ha dato il suo contributo deciso e autentico affinché i giovani sapessero e attraverso la sua testimonianza sviluppassero un’idea certa e consapevole dell’importanza della pace tra i popoli.

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6 commenti

  1. Lingua di Menelik

    Troppo facile; il mio bisnonno è stato ucciso. Mia nonna con difficoltà e un mezzo di fortuna portò lei il corpo del Papà a casa. Quale “certa idea” si è sviluppata?, che con un pianto si ottiene più che con un atteggiamento dignitoso? Non è che non si conosce, è l’omertà che uccide

  2. Alberico Licciardi

    Cara lingua di Menelik, cosa ci sarebbe di poco dignitoso nel gesto spontaneo di nove bambini, orfani di mamma, che si aggrappano con un gesto d’amore disperato a tutto ciò che rappresenta la propria esistenza e la propria essenza? Di fronte alla morte, cosa può essere dignitoso e cosa non lo è? Pur sforzandomi, mi è difficile carpire il significato, intrinseco o no, del Suo commento. Troppo facile, forse, è la semplicità con la quale si scrive al giorno d’oggi. L’omertà e la sufficienza, e su questo concordiamo, uccidono nello stesso modo di quel fucile. Pace all’anima del Suo bisnonno.

  3. Lingua di Menelik, stiamo parlando di fatti storici e mi sembra, sinceramente, del tutto inopportuno il suo commento, che mi sa di giudizio su un episodio vissuto da una persona, mia nonna, che ai tempi era semplicememte una ragazza impaurita e disperata che non voleva perdere suo padre.
    Cerchiamo di non cadere nel ridicolo: l’eroismo qui c’ entra poco e c’ entra ancora meno l’omertà.

  4. Maria Grazia Licciardi

    Facile è nascondersi dietro un nome fittizio “ligua di Menelik” e menelicche. E poiché non stiamo parlando di carnevale ma di Carne che Vale (fortunati noi che la vediamo così ) credo che io e i miei fratelli abbiamo sprecato fin troppo tempo a dar soddisfazioni a chi si “diverte” in codesto modo. Omertà é nascondersi.

  5. Lingua di Menelik

    Questo è un fatto che conosco indirettamente, in quanto raccontatomi da mia Nonna; comprendo il Vostro disappunto, perché la sensibilità Altrui potrebbe esserne stata intaccata. Da un singolo episodio si dipanano tante altre storie in una stessa esistenza. I fatti storici spesse volte sono artati, contraffatti, corrispondenti in modo non troppo limpido. Le vittime di un crimine lasciano una rete nella quale può finire di tutto. D’altro canto c’è una rete sovrapposta laddove chi non è addentro con tali “forze” ne è escluso a priori.

    Saluti

  6. Lingua di Menelik

    Chi si diverte? Carnevale? Il nome era un epiteto, poi si pensa all’uso profano del tale. Mia Nonna non c’è. Non ho dubbi che forse, chissà, si stia risolvendo in un “altrove”. Non è tempo perso avere un contraddittorio. Ci si nasconde anche mostrandosi con un titolo, con la propria persona. La sensibilità ha un suo valore, in chi la riconosce. Buona Serata a Voi