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TEANO – Banda di falsari sgominata, interrogatorio per Del Piano

TEANO – E’ stato interrogato ieri Mauro Del Piano, 39 anni residente in Taverna Zarone. Secondo l’accusa veva il ruolo di tecnico occupandosi della manutenzione di tutte le attrezzature utilizzate per la stampa di bancanote false. L’uomo, agli arresti domiciliari nella sua casa di Taverna Zarone, ha potuto raggiungere la Procura libero, senza alcuna scorta per poi far rientra nella propria residenza. L’arresto del 39enne è avvenuta alcuni giorni fa ad opera di un blitz delle fiamme gialle. Secondo l’accusa era Napoli il centro di produzione di banconote e monete false che poi finivano in tutta Italia: la conferma e’ arrivata dalle indagini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, che oggi ha eseguito 77 ordinanze di custodia cautelare (50 in carcere e 27 ai domiciliari) in diverse regioni. Molti degli indagati erano gia’ stati coinvolti in operazioni analoghe e sono considerati autentici specialisti della falsificazione. A 32 indagati sono stati inoltre sequestrati rapporti bancari e altri beni mobili e immobili il cui ammontare e’ in corso di quantificazione. Quattro i gruppi di falsari identificati dai militari, autonomi per la produzione degli euro falsi e i canali di distribuzione, ma pronti a collaborare tra loro per il reperimento di materie prime o di prodotti finiti. I ”pezzi” maggiormente contraffatti erano le banconote da 20 e 50 euro e le monete da 1 euro, vendute poi a un decimo o un ventesimo del loro valore. Nel corso delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, sono state individuate due zecche, una per fabbricare le monete, l’altra per le banconote. Nel primo caso, i falsari avevano scelto un locale in via Ponte della Maddalena a Napoli, percorsa da numerosi mezzi pesanti giorno e notte perche’ a ridosso del porto: questo consentiva ai malviventi di utilizzare i loro rumorosi macchinari senza destare sospetti. Nel secondo caso, il laboratorio clandestino era stato spostato da Lecce a Caserta, nonostante le difficolta’ dell’operazione, nel tentativo di sfuggire ai controlli. Per trovare le zecche, gli uomini del Gruppo tutela mercati, beni e servizi, con il colonnello Nicola Altiero e il tenente colonnello Claudio Gnoni, hanno fatto ricorso in particolare a due accorgimenti: controlli sulla fornitura di energia elettrica (i macchinari necessitano di un allaccio di tipo industriale, di 380 volt) e sull’acquisto dei particolari inchiostri adoperati per le banconote. Un importante contributo alle indagini e’ arrivato dalle intercettazioni telefoniche: a seconda del taglio richiesto, le banconote erano in genere indicate con termini convenzionali: margherite, curve, brandine, piccolini, magliette, adulti, sfilatini, ammortizzatori. Le informazioni sulle tecniche adoperate dai falsari sono state fornite, come prevede la legge, alla Banca d’Italia e alle polizie di tutti i Paesi dell’Unione europea.

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