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L’ANALISI – Lo sviluppo dello smart working potrebbe favorire il ripopolamento dei “paesini”

L’ANALISI (di Nicolina Moretta) – Il confinamento sociale in cui ci ha portato la pandemia del Coronavirus ci ha fatto sperimentare forme di vita sociale e soprattutto lavorative “nuove”. Queste ultime potrebbero avere degli sviluppi anche in futuro. In particolare, il “lavoro intelligente” o, comunemente definito, “smart working” ha dato un’accelerazione sostanziosa al lavoro a distanza che, a discapito di quello in presenza, può offrire vantaggi al datore di lavoro, che non dovrebbe più pagare il fitto degli uffici né la bolletta del riscaldamento né dell’energia elettrica. Allo stesso tempo i dipendenti dell’ufficio hanno scoperto di poter gestire meglio da casa il proprio lavoro e di avere più tempo libero a disposizione. Certo, dopo l’inconfutabile opzione del lavoro a distanza imposta dal lockdown, si tratterebbe di bilanciare bene il lavoro in presenza e a distanza. Ma con lo sviluppo del smart working molti che vivono in città proprio per esigenze lavorative e che amano la natura e la quiete dei piccoli centri potrebbero scegliere di vivere nei piccoli paesi che finora hanno subito solo un processo di spopolamento, proprio a causa della mancanza delle opportunità lavorative. Piccoli centri suggestivi che offrono possibilità di acquisto di belle case a prezzi modici, potrebbero rinascere a nuova vita.

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