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TEANO – Ospedale, parte la ‘rivolta’ degli infermieri

TEANO. L’ospedale di comunità di Teano verso la chiusura, la stessa sorte potrebbe toccare anche alle altre unità operative. Intanto gli infermieri trasferiti avviano le contromisure fra le auali sarebbero contemplate anche azioni legali. Infatti dopo una riunione di alcuni giorni fa, il personale della struttura sidicina ha decisio di consultare un legale per capire come  meglio muoversi.
Inoltre sarebbe stato  richiesto, attraverso una lettera, l’intervento del sindaco Raffaele Picierno.
Infatti, l’Asl ha deciso il trasferimento di quindici infermieri da Teano verso il San Rocco di Sessa Aurunca.  Quello di Teano è stato il primo ospedale di comunità nato in provincia di Caserta e assunto a modello da altre Asl campane. Doveva essere un modello da imitare, invece, presto potrebbe essere un contenitore vuoto. L’amarezza degli utenti del territorio è forte per i possibili disservizi che potrebbero scaturire dall’ultima decisione dei vertici dell’azienda sanitaria  casertana.  La disposizione dell’Asl è stata un fulmine a ciel sereno, soprattutto dopo che Paolo Menduni, numero uno dell’azienda sanitaria casertana, aveva più volte rassicurato  che l’ospedale di comunità di Teano non sarebbe stato mai toccato. Un concetto ribadito anche pochi giorni fa, durante un convegno a Sessa Aurunca dove Menduni,  a chiare lettere escludeva categoricamente ulteriori “sacrifici” per le strutture sanitarie teanesi. Pochi giorni dopo, invece, arriva l’ordine di mobilità, a firma dello stesso  Menduni,  per quindici infermieri  appartenenti all’ex presidio ospedaliero  di Teano. Si tratta di personale che attualmente svolge servizio  presso l’ospedale di comunità e lo Psaut; unità operative che saranno messe in ginocchio dall’assenza di infermieri.
L’ospedale di comunità di Teano, il primo in Campania, inaugurato oltre un anno fa, è  una struttura territoriale destinata a pazienti con malattie non acute.
L’assistenza medica è garantita, con le stesse modalità del domicilio, dal proprio Medico di famiglia o dai medici della continuità assistenziale (ex Guardia Medica) nei giorni festivi, prefestivi e nelle ore notturne. Durante il ricovero sono effettuate le terapie, le indagini diagnostiche e le consulenze necessarie prescritte dal medico.
Il trasferimento di quindici infermieri è solo l’ultimo tassello di un quadro desolante che di fatto rende i servizi sanitari nell’Alto Casertano una chimera. I residenti, per curarsi, sono costretti a continui pellegrinaggi verso le strutture del Molise, del Lazio oppure verso il capoluogo di Terra di Lavoro dove si riducono ulteriormente i posti letto. Ora, è disponibile poco meno di un posto letto per ogni 1000 abitanti.
La media regionale  è invece di 3,2 posti letto per 1000 abitanti. Una media che sale ulteriormente per il capoluogo partenopeo. I servizi sanitari negati alla popolazione dell’Alto Casertano, trovano conferma anche in una  sentenza del Tar, ribadita dal Consiglio di Stato, che impongono una presenza maggiore di medici sul territorio.

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