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GIOIA SANNTICA – Uccise il capo di una banda di ladri albanesi per difendere la sua famiglia, sotto processo meccanico. La sentenza a settembre. Il pubblico Ministero chiede sette anni di carcere

Xhepa Dashamir

GIOIA SANNITICA. Rinviato al prossimo settembre la sentenza sul processo Capuozzo. Poche ore fa si è conclusa la discussione delle difese, la prossima udienza ci saranno delle brevi repliche e poi la sentenza. Il pubblico Ministero ha chiesto sette anni e quattro mesi di carcere per Giovanni Capuozzo.  Uccise uno dei ladri che si erano introdotti nella sua abitazione, sparò perchè vide un uomo che tentava di entrare nella stanza dei figli. Giovanni Capuozzo – difeso dall’avvocato Ercole Di Baia , l’operaio che per difendere la propria casa dall’assalto di una banda di ladri, sparò uccidendo un albanese. La moglie della  vittima si è costituita parte civile. Tutto accadde oltre un anno fa quando Capuozzo scoprì nella sua casa alcuni ladri, uno di loro stava forzando la porta d’ingresso che conduceva alla camera da letto delle due figlie. L’operaio allora imbracciò un fucile e fece fuoco; l’arma era caricata a pallettoni – quelli normalmente usati per i cinghiali – e quattro colpi (ogni cartuccia contiene nove proiettili) avrebbero centrato l’alabanese. Successivamente Giovanni Capozzo,  42 anni,  carica il cadavere su un fuoristrada e lo getta nel fiume Voltrurno. Era il sei luglio del 2012;  Dashamir Xhepa, 39enne di origine albanese, non rientra a casa. I suoi amici indicano alla moglie il luogo dove stavano ribando. La donna presenta denuncia e le ricerche dei carabinieri costringono Capuozzo alla confessione. L’operaio indica il luogo dove aveva seppellito il cadavere e fornisce piena collaborazione alla magistratura. Viene arrestato e per alcuni mesi resta in carcere; poi passa ai domiciliari ed ottiene il permesso di recarsi al lavoro.  L’albanese ucciso a Gioia Sannitica venne già arrestato nel 2005 dai carabinieri di Alife perchè ritenuto responsabile di una serie di furti nell’area del Matese. Tutto faceva supporre che l’uomo era una figura di spessore al punto da guidare gruppi specializzati infurti in appartamenti.  A Gioia Sannitica, piccolo centro ai piedi del Matese, il metalmeccanico non è considerato un assassino ma solo un uomo sfortunato che ha tentato di difendere la propria casa e la propria famiglia. Lui la vera vittima di tutta questa vicenda, commentano i concittadini.

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2 commenti

  1. Alla Franzoni,che ha massacrato il figlio,hanno dato solo sei anni di galera e adesso è già fuori con tante scuse…A quest’uomo,che ha giustamente difeso la sua famiglia da un delinquente,vorrebbero dare una pena esemplare…La “giustizia”italiana,oltrechè ridicola,è profondamente ingiusta!

  2. publico ministero ti auguro di avere presto una visita da parte di qualche ladro .