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PIEDIMONTE MATESE – Terremoto e famiglie in difficoltà, Cappello “prigioniero” in municipio

PIEDIMONTE MATESE – Il municipio di Piedimonte Matese preso d’assalto da numerose famiglie bisognose. Servono i carabinieri per sgomberare la casa del popolo. Sta accadendo spesso negli ultimi tempi, sempre con maggiore frequenza. L’ultima volta proprio l’altra  sera quando i militari dell’arma della locale stazione sono intervenuti – su richiesta del governo locale, guidato dal sindaco Vincenzo Cappello – per “convincere” i più “resistenti” a lasciare il municipio.  Tutta colpa del terremoto, suggeriscono in molti, che starebbe amplificando le difficoltà che pesavano già su tante persone e su tanti nuclei familiari che già da tempo soffrivano. Così, ogni giorno, decine di persone, si “accampano” in comune con la speranza di ottenere qualcosa. Chiedono di aver i contributi previsti ma soprattutto chiedono il rispetto delle regole e delle graduatorie. Ma sulla questione potrebbero pesare anche tutte le promesse che da anni vengono “elargite” senza alcun risparmio. Così, con il passare dei giorni, il sindaco Cappello appare diventare sempre più autentico prigioniero del suo stesso potere. Chiare le accuse che vengono rivolte alla gestione dei servizi sociali: «voglio portarvi a conoscenza di quando sta succedendo nel sociale a Piedimonte Matese. Ho una situazione familiare difficile, con un marito disoccupato e un figlio affetto da una grave e permanente disabilità. Sono andata a chiedere aiuto in Comune ma mi è stato più volte negato, per una presunta mancanza di fondi. In seguito ho scoperto che tali fondi venivano elargiti ad un determinato gruppo di persone,  intorno ai mille euro al mese, come da denuncia sporta in Caserma, ignorando le richieste mie e di altre famiglie bisognose». Questo l’amaro sfogo di una donna che da tempo chiede un sussidio per poter vivere degnamente. Intanto sono scattate le denunce incrociate e sul aso indagano i carabinieri. Tuttavia l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Cappello è stta sempre moplto attenta alle problematiche sociali.  Aumentano i poveri in Italia,  il crack nelle famiglie di operai, la soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, è pari a 1.011,03 euro. La povertà assoluta aumenta tra le famiglie con la persona fonte di reddito ritirata dal lavoro (dal 4,7% al 5,4%), soprattutto se non ci sono redditi da lavoro e almeno un componente è alla ricerca di occupazione (dall’8,5% al 16,5%).  Nel nostro Paese vivono più di 8 milioni di poveri “relativi” e quasi 3 milioni e mezzo di poveri “assoluti”.  Lo dice l’Istat.  Per distinguere i poveri da coloro che poveri non sono si definiscono i bisogni considerati essenziali e le risorse che occorrono per soddisfarli al minimo.  Chi non dispone di questo minimo, viene automaticamente annoverato tra le persone povere dai congegni statistici.  I bisogni più spesso indicati come imprescindibili sono l’alimentazione, l’alloggio, la salute, l’igiene, il vestiario e – sottovalutandone l’importanza –  solo a volte si aggiunge anche la vita di relazione.

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