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CASERTA – Politica locale e nazionale, una questione di pezze e corna

CASERTA (Nando Silvestri) – Lettori, amici e colleghi mi hanno chiesto di commentare e recensire l’infausta trovata che “cornifica” in qualche modo la meravigliosa e ahimè decadente reggia vanvitelliana. Questo è il mio pensiero espresso fuori dai denti senza edulcorazioni né remore di sorta. Un penosissimo tentativo di  volgarissima autocelebrazione della leadership amministrativa di questa città martoriata dall’incuria e dall’ipocrisia di chi la governa con esecrabile sciatteria. Un oltraggioso orpello della peggiore sottocultura esistente svenduta a cuor leggero da megalomani travestiti da cioccolatai farfuglianti e bavosi. Il cascame sudicio e putrescente di poveracci piccini piccini che ignorano il metodo della scrittura, la civiltà e il buonsenso. Obbrobrio di sbandati cavernicoli avidi di denaro pubblico che farebbero meglio a sottoporsi alla scure di Procuste invece di ridacchiare bivaccando oziosamente tutte le mattine dinanzi ai bar in compagnia di sacerdoti parolai e nullafacenti. Mai casertano conobbe un declino così drammatico come quello avvertito in ordine all’attuale amministrazione. D’altronde nemmeno ministri, sottosegretari, esponenti di partito, portaborse e leccapiedi dell’odierno sistema politico nazionale sono in qualche modo sdoganabili. Spendiamo quasi 2 miliardi di euro al mese per sostenere una massa di parassiti senza dignità che nascondono le proprie escrescenze ossute nei vessilli stellati di un’Europa che affonda nel debito e nell’usura, inasprita da burocrati e banchieri senza scrupoli né decoro. Assistiamo impotenti al trionfo di una giustizia ellittica e irreale che si trastulla nell’autoreferenzialità di giudici e lestofanti in giacca e cravatta beffardi, latitanti e soprattutto raccomandati. Impossibile condonare ruberie e latrocini a questa gentaglia che si blinda nelle proprie immunità forte di ruoli e rendite di posizione acquisite a colpi di marchette e mazzette. Ancor più inaudito che sia proprio questa pletora di manigoldi a puntare il dito grondante di sangue ancora caldo e innocente contro faticatori solerti e indefessi colpevoli solo di onorare idee di libertà e patriottismo. Impossibile accreditare il perbenismo di siffatti pezzenti che si illudono di lavare le proprie colpe arrestando per furto aggravato chi ha saputo dimostrare pubblicamente che non corrono più differenze di sorta fra un bisunto straccio marcescente e quello che resta di un’unione senza futuro, quella europea. Se corna e depravazioni fossero risorse economiche e produttive, le politiche locali e quelle nazionali sarebbero gesta eroiche di cui andare fieri con inarrestabile orgoglio. La realtà suggerisce nostro malgrado che si tratta piuttosto di residuati agonizzanti ed evirati, millantatori deliranti pieni solo della loro pochezza, dei quali non ci vergogneremo mai abbastanza per aver osato definirli “uomini”.

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