TEANO – Ci sono fatti e dati incontrovertibili che inchiodano alla proprie responsabilità l’attuale amministrazione comunale, guidata dal sindaco Gianni Scoglio, in merito alla vicenda dell’impianto rifiuti voluto da Gesia. Gravi ritardi nella proceduta del PUC avrebbero favorito e indirizzato la sentenza dei giudici e la successiva autorizzazione concessa – per forza della sentenza – dalla Regione. Ora si tenta di “seminare” fuffa con lo scopo di confondere la acque e allontanare i cittadini dalla verità dei fatti. In tal senso va il pensiero di Giancarlo Fumo, avvocato amministrativista teanese, che seppur da sempre contrario all’impianto, riesce a guardare la realtà senza il “velo” della politica, quindi analizzando ogni aspetto della vicenda in modo oggettivo:
“Si deve ragionare tenendo conto della motivazione della sentenza del Consiglio di Stato. Il piano urbanistico comunale e ‘ stato adottato nel 2020, prevedeva per quell’area una destinazione agricola quindi, l’impossibilità di realizzare l’impianto. Quando un piano viene adottato entrano in vigore le norme di salvaguardia, limitazioni che non consentono interventi difformi dalle previsioni del PUC per il tempo necessario alla fase conclusiva del procedimento che è l’approvazione. Il periodo massimo di durata delle norme di salvaguardia è di cinque anni, quando lo strumento sia stato trasmesso per l’approvazione entro l’anno dall’adozione, diversamente, di soli tre anni. Il PUC di Teano non è’ stato trasmesso per l’approvazione entro l’anno dalla adozione e neanche nei successivi tre anni, sicché le norme di salvaguardia sono decadute. La sentenza lo dice chiaramente. L’ attuale Amministrazione avrebbe potuto trasmettere il piano per l’approvazione fino al 2023. L’approvazione di un piano urbanistico è una scelta di indirizzo politico, la spugna dunque è stata gettata via già nel 2023. Per il resto si tratta mere opinioni, inidonee a modificare la realtà dei fatti”.
Fin qua le parole di Fumo dalle quali non è difficili desumere che una volta decadute le norme di salvaguardia l’area ha ripreso la sua precedente destinazione per insediamento produttivo per cui la Regione ha dovuto necessariamente assentire il permesso a costruire
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