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CELLOLE / PERUGIA – Le accuse della Procura contro Casale: gravi indizi di colpevolezza e pericolosità sociale

CELLOLE / PERUGIA – “Se mi denunci giuro sopra i miei figli che ti rovino”, è una delle minacce fatte da Pierluigi Casale alla sua ex fidanzata, secondo la denuncia presentata dalla vigilessa. Messaggi che si estendono alla cerchia di amici, colleghi e familiari della ex finita nel mirino, alla quale il mittente avrebbe imputato relazioni sentimentali anche con uomini sposati. Offese, minacce scritte o vocali a qualsiasi ora del giorno e della notte, che avrebbero avuto il fine di costringerla a riprendere la relazione.
La Procura della Repubblica di Perugia non ha dubbi: a carico di Pierluigi Casale, ancora comandante della Polizia Municipale di Cellole, ci sono gravi indizi di colpevolezza che tracciano un quadro pericolosità sociale dell’indagato. Ad inchiodare l’ufficiale cellolese ci sono le celle telefoniche e qualche testimonianza, tutte cose che collocherebbero l’uomo nei pressi dell’abitazione della vittima, nel momento in cui l’auto della donna prese fuoco.
“Le numerose vessazioni psicologiche perpetrate nell’ultimo periodo dall’indagato – scrive la procura di Perugia in una nota – raggiungevano l’apice all’inizio dello scorso mese, in cui si verificava l’incendio dell’autovettura della donna che si propagava anche su due altri veicoli”. L’episodio è del 12 marzo, quando la Cinquecento della vittima, parcheggiata in una frazione della periferia Est di Perugia, prende fuoco.
Il quadro indiziario a carico dell’indagato, raccolto dalle indagini dei carabinieri di Ponte San Giovanni e della compagnia di Perugia, comandata dal tenente Tamara Nicolai, è considerato dagli inquirenti “grave e univoco”. A collocare Pierluigi Casale nei pressi del rogo, per gli inquirenti sono l’analisi delle celle del suo traffico telefonico, le dichiarazioni di un testimone che afferma di avere visto un’auto come la sua allontanarsi dall’area dell’incendio e il fatto che l’ufficiale di polizia locale sia stato fermato dalla polizia stradale di Todi.
Gravi indizi di colpevolezza e “pericolosità sociale” che hanno motivato il divieto di avvicinamento e di comunicazione in qualsiasi forma con la ex fidanzata e l’applicazione del braccialetto elettronico per l’ufficiale di polizia locale. Un’ordinanza che ieri è stata notificata dai carabinieri di Perugia e di Sessa Aurunca, contestualmente a una perquisizione dell’abitazione del comandante e del suo ufficio nel Comune di Cellole.
Casale è geloso, racconta la vittima agli investigatori, teme che io possa tradirlo e così diventa ossessivo, la relazione tra due colleghi in divisa si trasforma in incubo. La frequentazione è iniziata negli uffici della polizia locale di Cellole ed è finita con una querela nei confronti dell’uomo accusato anche di aver rubato e modificato le password social della donna per tenerla sotto controllo e diffonderne i contenuti.
“La pressione e l’atteggiamento sempre più indagatore, si legge nella ricostruzione fatta nell’ordinanza dal giudice Angela Avila, prosegue fino a superare il confine della vita privata quando l’ufficiale 46enne si offre di seguire i lavori di manutenzione della casa della fidanzata e lo stesso giorno le scrive su whatsapp di “sapere tutto”. Un messaggio seguito da screenshot di conversazioni private della donna, a cui chiede di postare pubblicamente sui social “una fotografia che li ritraeva insieme, in modo da far capire a tutti che loro due erano fidanzati”. Per l’agente la sola spiegazione è che l’uomo sia entrato in casa da una finestra e si sia “abusivamente impossessato di tutte le credenziali, password e pin personali al fine di accedere e monitorare tutti i suoi profili social”, scrive in una nota del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone. Password e numeri di telefono contenuti in un diario e un’agenda personale che la donna custodiva in casa.
La misura cautelare applicata a carico dell’ufficiale della Polizia Municipale è quella del divieto di avvicinamento alla vittima (dovrà stare lontano da lei almeno 500 metri) e deve indossare il braccialetto elettronico in modo tale che la Procura possa monitorare ogni suo movimento

 

 

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