PIGNATATO MAGGIORE – (di Libera Penna) La befana è arrivata con qualche giorno di anticipo sul previsto, e piuttosto che donarci cenere e carbone, ha preferito regalarci le polveri sottili, le famose Pm10, che, 41 giorni nellʼanno, hanno superato il livello massimo di tolleranza. La zona dove le centraline hanno rilevato l’inquinamento atmosferico è pienamente integrata da un punto di vista territoriale, sociale ed economico, con il centro di Pignataro Maggiore. I dati dell’Arpac confermano che l’area industriale Pignataro-Sparanise è la più inquinata della Campania. L’area industriale non è un deserto o un’isola. È parte integrante del tessuto sociale e del territorio urbano del paese, ed è frequentata da migliaia di lavoratori tutti i giorni. È opportuno installare una centralina che rilevi il tasso di inquinamento nel centro abitato, ma è necessario risalire alle fonti ed individuare le cause dell’ inquinamento nell’area industriale. Lo sconforto per i dati dell’Arpac, diffusi dal rapporto di Legambiente, è grande. Trent’anni di lotte popolari per tutelare il territorio e l’ambiente. Decine di manifestazioni e centinaia di km percorsi in corteo non hanno ottenuto i risultati auspicati. È stato scongiurato l’insediamento di industrie a forte impatto ambientale, come la centrale a biomasse, la discarica alle “cento moggia”, la piattaforma per rifiuti tossici e nocivi, la Q8. L’unica battaglia persa è stata quella combattuta per impedire l’inserimento della centrale a turbo gas a Sparanise. Ma la nostra zona ASI è ,nonostante tutto, la più inquinata della Campania. L’ambiente è una priorità anche in campagna elettorale. Evitiamo analisi minimaliste o catastrofiche, e cerchiamo di affrontare il problema con realismo e pragmatismo.
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