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VAIRANO PATENORA – Taverna della Catena, una farsa lunga 41 anni

vairano patenora. Impiegò meno tempo il generale Giuseppe Garibaldi a compiere l’unificazione dell’Italia che le amministrazioni vairanesi a riportare la legalità e il decoro sul monumento di taverna della Catena, simbolo stesso dell’unità d’Italia. Il condottiero dei due mondi impiegò appena 77 giorni per conquistare il regno dei Borboni per servirlo su un piatto d’argento al piccolo re piemontese. Dopo 41 anni, purtroppo, invece, la questione di taverna della Catena resta ancora irrisolta. Ad ogni anniversario il problema di taverna della Catena ritorna a galla, così come diventa argomento di ogni campagna elettorale. Poi, purtroppo, più nulla. Tutto resta fermo al punto di partenza. Gli abusi edilizi sul monumento restano al loro posto, nonostante le sentenze del Tar e le richieste della Soprintendenza. Una vera vergogna per le amministrazioni vairanesi, nessuna esclusa. Qualche anno fa, infatti, la Soprintendenza fu chiara: “La taverna teatro dello storico incontro che sancì l’unità d’Italia dovrà ritornare così com’era un tempo. Tutte le modifiche apportate  dovranno essere eliminate”.  Sembrava avviarsi a conclusione, dopo un iter giudiziario – penale e amministrativo – che si protrae da oltre 41 anni la vicenda relativa all’immobile di Taverna della Catena. La regione Campania intima all’amministrazione comunale – attraverso l’ufficio tecnico – di eseguire l’abbattimento delle opere abusive realizzate sull’antico immobile. Trenta giorni era il limite fissato dal governo regionale prima di un intervento diretto attraverso un commissario che provvederà al ripristino della legalità. L’ufficio tecnico  municipale si è attivato avviando la procedura che si concluderà con la notifica dell’ordinanza di abbattimento ai fratelli Tizzano, proprietari della struttura.  Sembrava giungere sul punto di svolta una vicenda che si trascina dal lontano 1969 quando con un’istanza i proprietari  chiedevano il rilascio di una licenza edilizia per opere di ristrutturazione e consolidamento dell’immobile; una licenza che il comune  rilasciava nel dicembre dello stesso anno subordinandola al parere favorevole della Soprintendenza che però, l’anno successivo,  negava il nulla osta “in quanto le opere previste avrebbero apportato  alle linee architettoniche del monumento modifiche inaccettabili per la sua conservazione snaturandone del tutto il carattere. I Tizzano eseguivano egualmente le opere di ristrutturazione dell’immobile ma le stesse venivano sospese. Il pretore di Teano condannava i proprietari chiarendo che gli stessi avevano eseguito le opere in totale difformità dalla licenza edilizia, realizzando un secondo e un terzo piano. Nel 1987  la Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici per le province di Caserta e Benevento, contraddicendo se stessa, esprimeva parere favorevole alle richieste di sanatoria, presentata dai Tizzano. Poi il Tar respinge gliultimi ricorsi dei proprietari, il comune ha la situazione in pugno ma resta inspiegabilmente fermo.

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