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PIEDIMONTE MATESE – Processo Pepe, servono le trascrizioni delle intercettazioni: si torna in aula a dicembre

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PIEDIMONTE MATESE – Processo Pepe, servono le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Si torna il aula il prossimo dicembre. Questa la decisione assunta dal giudice durante l’udienza di questa mattina;  lo stesso giudice, qualche settimana fa, ammise l’acquisizione delle intercettazioni telefoniche.  Fabrizio Pepe, presidente della Comunità Montana del Matese, Piero Cappello – presidente Asi di Caserta – e  l’assessore Antonio Ferrante sotto processo. Le accuse, a vario titolo, vanno dall’abuso di potere alla concussione. Secondo l’accusa, Fabrizio Pepe, avrebbe abusato dei suoi poteri di presidente della Comunità Monta­na – ora come all’epoca dei fatti –  Con l’accusa di concussione sarebbero finiti sotto processo anche Antonio Ferrante – assessore del Comune di Piedimonte di Matese –  e Piero Cappello, all’epoca dei fatti assesso­re dell’Ente matesino e fratello del primo cittadino di Piedimonte Matese, Vincenzo Cappello. Sono stati rinviati a giudizio dal gup Paola Cervo e dovranno comparire in primavera davanti al collegio del presidente Giampaolo Gugliel­mo. Ad accusare i tre politici, il pubblico ministero Silvio Marco Guarriello. Secondo la Procura, Pepe, quale presidente della Comunità Montana del Matese, avreb­be indotto un imprenditore aggiudicatario del­l’appalto relativo ai lavo­ri di ripristino e adegua­mento della strada  Zappinelli-Cisterna ad acquistare mobili per l’arredamento della casa di un’altra persona.  Pepe, per il magistrato, avrebbe approfittato della debolezza dell’im­prenditore che ancora non aveva sottoscritto il contratto con l’Ente per le opere a lui aggiudica­te, ingenerando con un ingiustificato temporeg­giamento il timore che potessero insorgere pro­blemi in relazione alla conclusione dell’iter procedimentale per il defini­tivo affidamento dei lavori. La richiesta sarebbe stata formulata come prestito, ma in realtà, secondo il magi­strato, sarebbe stata fina­lizzata ad ottenere il mobilio poiché, dopo la dazione, non venne restituito l’importo speso. Agli atti della Procura, tutta­via, ci sarebbero anche altri due episodi. Sempre in virtù del suo ruolo amministrati­vo, Pepe avrebbe anche indotto un operaio, incaricato dal Comune di eseguire alcuni lavori presso l’area di stoccaggio rifiuti, ad effettuare opere all’interno di una sua abita­zione nel centro storico della città senza, poi, pagare per le prestazioni ricevute. Anzi, secondo la Procura, Pepe avrebbe affermato che il dovuto gli sarebbe stato fatto recupera­re addebitando la spesa al Comune. Ferrante e Cappello, invece, sono accusati di aver costretto, nell’estate del 2006, lo stesso ope­raio, titolare dei lavori presso l’area di stoc­caggio, a promettere loro che avrebbe man­dato via una ditta per assumerne un’altra.

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3 commenti

  1. Andrà a finire tutto a bolle di sapone. Tra rinvii e contro rinvii come minimo passeranno cinque anni per il verdetto, poi subentrerà la prescrizione e forse gli imputati risulteranno anche innocenti.

  2. Fino a prova contraria Pepe, Ferrante e Piero Cappello saranno persone serie e solo chi parla male di loro è un ce…o ambulante senza passato, senza presente, senza futuro e con le fiamme dell’inferno che lo aspetta per la malvagità che cova. E anche se gli uscissero colpevoli, rimangono migliori dei loro bistrattori, che fanno vomitare anche solo a pensarli.

  3. Fino ad ora ci sono solo accuse verbali dei diretti “interessati”……ma nessuna prova!