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PIEDIMONTE MATESE – Processo Pepe, assegnato il collegio giudicante: si torna in aula alla fine di giugno. Gli imputati: dimostreremo la nostra innocenza

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PIEDIMONTE MATESE / CASERTA   – Slitta alla fine di questo mese (giugno 2014)   il processo contro Fabrizio Pepe, presidente della Comunità Montana del Matese, Piero Cappello – presidente Asi di Caserta – e  l’assessore Antonio Ferrante. Le accuse, a vario titolo, vanno dall’abuso di potere alla concussione. Nell’udienza di oggi si è solo stabilito il collegio giudicante. Una mera formalità alla quale è seguito poi il rinvio. L’imprenditore Pasquale Florio si è costituito parte civile, assistito dall’avvocato Fabrizio Zarone.  Una vicenda che nel Matese ma ancge a Caserta sta suscitando  forte clamore anche per una serie si sfaccettature che dovranno essere spiegate.  Secondo l’accusa, Fabrizio Pepe, avrebbe abusato dei suoi poteri di presidente della Comunità Monta­na – ora come all’epoca dei fatti –  con l’accusa di concussione  sotto processo anche Antonio Ferrante – assessore del Comune di Piedimonte di Matese –  e Piero Cappello – presidente dell’Asi di Caserta –  all’epoca dei fatti assesso­re dell’Ente matesino e fratello dell’attuale primo cittadino di Piedimonte Matese, Vincenzo Cappello.  Ad accusare i tre politici, il pubblico ministero Silvio Marco Guarriello; secondo la Procura, Pepe, quale presidente della Comunità Montana del Matese, avreb­be indotto un imprenditore aggiudicatario del­l’appalto relativo ai lavo­ri di ripristino e adegua­mento della strada  Zappinelli-Cisterna ad acquistare mobili per l’arredamento della casa di una donna vicina allo stesso Pepe.  Per il magistrato, Pepe, avrebbe approfittato della debolezza dell’im­prenditore che ancora non aveva sottoscritto il contratto con l’Ente per le opere a lui aggiudica­te, ingenerando con un ingiustificato temporeg­giamento il timore che potessero insorgere pro­blemi in relazione alla conclusione dell’iter procedimentale per il defini­tivo affidamento dei lavori. La richiesta sarebbe stata formulata come prestito, ma in realtà, secondo il magi­strato, sarebbe stata fina­lizzata ad ottenere il mobilio poiché, dopo la dazione, non venne restituito l’importo speso. Agli atti della Procura, tutta­via, ci sarebbero anche altri due episodi. Sempre in virtù del suo ruolo amministrati­vo, Pepe avrebbe anche indotto un operaio, incaricato dal Comune di eseguire alcuni lavori presso l’area di stoccaggio rifiuti, ad effettuare opere all’interno di una sua abita­zione nel centro storico della città senza, poi, pagare per le prestazioni ricevute. Anzi, secondo la Procura, Pepe avrebbe affermato che il dovuto gli sarebbe stato fatto recupera­re addebitando la spesa al Comune. Ferrante e Cappello, invece, sono accusati di aver costretto, nell’estate del 2006, lo stesso ope­raio, titolare dei lavori presso l’area di stoc­caggio, a promettere loro che avrebbe man­dato via una ditta per assumerne un’altra. Chiaramente i tre imputati respiongono ogni accusa e assicurano che durante il processo riusciranno a dimostrare la loro innocenza.

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2 commenti

  1. Che pena di società,di individui.

  2. Edmondo Scrofalo, guai se la società somigliasse a te.