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PORTICO – Rapinarono 300mila euro alla gioielleria Momenti D’Oro, sei arrestati

rapina

PORTICO  – Nei giorni scorsi i carabinieri della Stazione C.C. di Macerata Campania hanno eseguito un decreto di fermo del Pubblico Ministero emesso dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti dei primi quattro soggetto a carico dei quali vi erano gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di rapina aggravata dall’uso delle armi.  A seguito della procedura di convalida del fermo del p.m., il GIP del Tribunale di Napoli Nord (competente in quanto i fermi sono stati eseguiti in quel circondario) ha applicato in relazione a tali indagati misure cautelari custodiali. Nell’ambito del medesimo procedimento penale, valutate le ulteriori risultanze probatorie, sono state inoltre emesse due ordinanze di custodia cautelare in carcere (quale aggravamento della misura degli arresti domiciliari) nei confronti di altri due indagati, già detenuti in regime di arresti domiciliari per i medesimi fatti. Tali provvedimenti coronano un’attività investigativa volta a identificare gli autori della rapina a mano armata compiuta il 20 novembre 2013 in danno della gioielleria “Momenti d’Oro” di Macerata Campania, nel corso della quale furono sottratti gioielli per un valore stimato in 300.000 euro circa.

  1. SPERANZA Mariano, nato a Napoli il 10.5.1991;
  2. DE FELICE Gennaro, nato a Napoli il 31.1.1991;
  3. DI ROSA Paride nato a Mugnano di Napoli il 6.9.1983;
  4. SCOTTI Fortunato nato a Napoli il 23.9.1985;
  5. PALUMBO Maria, nata a Mugnano di Napoli il 12.10.1987;
  6. DALIZZO Ciro, nato a Portico di Caserta il 4.6.1978.

Le prime indagini permettevano di identificare e di arrestare i due esecutori materiali e i due basisti, notati dalla vittima in più occasioni prima della rapina. Successivamente, l’analisi del materiale rinvenuto nelle perquisizioni e le dichiarazioni degli arrestati ha consentito:

–   di giungere all’identificazione di altri quattro soggetti coinvolti nella rapina, tra cui i due complici a volto coperto penetrati all’interno della gioielleria e altri due partecipi, che fungevano da palo;

–   di acquisire ulteriori elementi a carico dei soggetti già individuati fin dall’inizio quali “basisti” che sono risultati aver procurato le armi utilizzate (entrambe risultate armi vere).

Particolare di rilievo nell’intera indagine, già sottolineato in occasione del precedente provvedimento cautelare, è il commento carpito all’indagata CARANDENTE che confermava il possesso, da parte del commando, di armi vere, pronte a sparare. In particolare la donna commenta così l’ipotesi dell’incontro con una pattuglia di carabinieri durante la rapina prospettatole dall’avvocato: “…e ma ci lasciava la pelle…i ragazzi che stavano con me erano molto timorosi…manco li cani c’era un conflitto a fuoco…io ti coprivo…però…uno ha il diritto di fare fuoco sui carabinieri…giustamente si facevano la cartella…”, evidenziando di non avere alcuna remora o scrupolo a fare uso delle armi contro i militari. Ulteriori accertamenti sui legami familiari hanno permesso di acclarare un legame di consanguineità tra un componente del gruppo e il clan Abbinante operante nel comune di Marano di Napoli e vertice del cartello degli scissionisti. Il provvedimento, che ha sancito la definitiva disarticolazione di un gruppo criminale dedito alla commissione di rapine, e costituito da ben otto persone, rientra nell’ambito nel quadro di una serie di attività svolte dal Comando Provinciale dei carabinieri di Caserta e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, volte al contrasto del pericoloso fenomeno dei reati corftro il patrimonio, in particolare quelli commessi con l’uso della violenza.

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