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CASERTA – Caserta, programmati i “soliti” lavori di recupero del centro storico: attenti a quei due!

CASERTA (di Nando Silvestri) –  Si è tenuta stamane presso Palazzo Castropignano di Caserta una conferenza stampa presieduta dal sindaco Pio Del Gaudio e l’ assessore ai lavori pubblici Massimiliano Palmiero avente per oggetto gli imminenti lavori di recupero del centro storico di Caserta. Ovviamente la notizia si potrebbe configurare come un’apparente opportunità di rilancio della città per i più distratti e sprovveduti. Così non è assolutamente. E’arcinoto che i lavori di recupero insistono da decenni sempre e solo sulla stessa area, ovvero corso Trieste, Largo Amico, piazza Dante. Non solo, si tratta di lavori spesso inutili e pleonastici che non di rado alterano la geografia originaria del paesaggio storico casertano producendone l’immediata dequalificazione. Difatti tra le operazioni programmate si annoverano gli allargamenti dei marciapiedi: si è detto per incrementare la circolazione dei disabili. I diversamente abili dispongono in verità di tutto lo spazio loro necessario; sono piuttosto servizi e sicurezza che mancano vistosamente. Gli stessi servizi e la stessa sicurezza nella quale non viene investito nemmeno un euro. Anche l’eliminazione del basalto è fra gli obiettivi del Comune. Le maestranze dimenticano purtroppo la bassa qualità dell’ asfalto applicato con insuccesso nel centro città in luogo delle storiche pietre che hanno indotto ulteriori interventi di accomodamento dall’esito improbo e dispendioso durati anni. Insomma altri 300000 euro gettati dalla finestra, strumentalizzando però i diversamente abili e l’abbellimento presunto della città. Invece di bonificare e ripristinare le tante aree votate alle discariche abusive ed eliminare il degrado che riveste zone distanti dal centro non più di 10 minuti a piedi, che potrebbero rivelarsi strategiche per lo sviluppo di attività economiche, servizi e turismo considerate le dinamiche centrifughe dell’ accrescimento urbano, il Comune si impegna a dissipare ancora una volta le risorse dei contribuenti promettendo peraltro il recupero di fondi regionali oramai persi. Il sofismo inconcludente si protrae ancora una volta dall’antica Grecia sino ai giorni nostri, ammantato stavolta di moderna ipocrisia.

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