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MONDRAGONE – Camorra, 18 arresti: c’è anche la moglie di Vallanzasca

MONDRAGONE – C’è anche la moglie di Renato Vallanzasca tra gli arrestati della Dda di Napoli che ha eseguito nella mattinata di oggi una importante operazione anticamorra nel sud della provincia di Frosinone e nel Casertano. Gli agenti del commissariato di Cassino stanno eseguendo ordinanze di custodia cautelare per associazione di stampo mafioso, usura ed estorsione. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e riguardano numerosi soggetti legati ad un clan camorristico del Casertano.   Antonella D’Agostino, secondo le indagini portate avanti dagli agenti del commissariato di Cassino e della questura di Frosinone, aveva un ruolo di primaria importanza nella riscossione degli interessi applicati ai commercianti che erano caduti nelle maglie dell’organizzazione di usurai ed estortori. Diciotto i provvedimenti restrittivi eseguiti, di cui tredici in carcere e gli altri ai domiciliari e con obbligo di dimora. L’organizzazione, legata al clan La Torre di Mondragone, attuava un modus operandi violento nei confronti di chi non riusciva a fronteggiare il pagamento degli interessi mensili. Sotto usura erano finiti decine di commercianti del Cassinate, attanagliati dalla forte crisi economica.

Le accuse mosse dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Direzione Distrettuale Antimafia:

Alle prime ore di questa mattina, nell’ambito di una articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, il Commissariato di P.S. di Cassino ha dato esecuzione a 18 provvedimenti cautelari (13 di custodia carceraria, 1 di arresti domiciliari e 4 di divieto di dimora), emessi dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di altrettante persone gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di stampo camorristico, estorsioni, usura e intestazione fittizia di beni. Il provvedimento cautelare ha ad oggetto un gran numero di delitti commessi da una organizzazione che, sorta dalle ceneri del sodalizio LA TORRE di Mondragone (CE) e degli altri gruppi criminali succedutisi nel tempo nella medesima zona, progressivamente, e con particolare determinazione, ne ha occupato tutti gli spazi e ha controllato e gestito le attività criminali non solo in quel territorio, ma anche nel basso Lazio, ivi compreso il territorio di Cassino.  Sviluppatesi nell’arco di circa due anni, le indagini hanno svelato l’attuale operatività del gruppo camorristico, radicato nel mondragonese nonostante i reiterati provvedimenti giudiziari e le numerose collaborazioni con la giustizia di affiliati, anche di vertice, degli ultimi anni. L’intensa attività investigativa, caratterizzata da intercettazioni telefoniche e ambientali e che si è avvalsa anche delle dichiarazioni dei più recenti collaboratori di giustizia, ha consentito di ricostruire una lunga sequela di crimini riconducibili al suddetto sodalizio mondragonese, operante sotto la guida di uno storico affiliato al clan LA TORRE, e di accertare un vastissimo giro di usura e di conseguenti estorsioni. Le indagini, coordinate dai magistrati di questa DDA e svolte dal personale del Commissariato di P.S. di CASSINO, hanno inoltre consentito di individuare alcuni prestanome, di cui gli affiliati si sono avvalsi per costituire società e per reimpiegare il denaro proveniente dalle attività criminali. E’ stato anche accertato il coinvolgimento di alcuni appartenenti alla famiglia LA TORRE nelle attività usurane ai danni di imprenditori e commercianti in difficoltà economiche e nelle azioni intimidatorie e di ritorsione poste in essere per costringerli a pagare gli interessi e a restituire il capitale ricevuto. Sono stati anche individuati, grazie all’attività investigativa, alcuni luoghi in cui venivano svolte le riunioni operative del sodalizio e condotte le vittime dell’usura per essere minacciate e costrette a piegarsi alla volontà degli aguzzini. Secondo quanto emerge dal provvedimento cautelare, ha operato nel gruppo camorristico, costituito prevalentemente da uomini, anche D’AGOSTINO Antonella, moglie di Renato VALLANZASCA, noto esponente della criminalità a partire dagli anni 70, più volte condannato per gravi reati. La donna, secondo le risultanze investigative, è apparsa strettamente legata ai vertici del clan mondragonese, come anche ad alcuni esponenti del sodalizio ESPOSITO, radicato nel territorio di Sessa Aurunca. Secondo l’ipotesi accusatoria, risulta in particolare che la D’AGOSTINO abbia svolto un ruolo di intermediazione in un’operazione di acquisizione di un hotel a Mondragone e in alcune vicende usurane. L’attività di indagine ha inoltre consentito di raccogliere anche elementi riguardanti il coinvolgimento del VALLANZASCA, che, sebbene detenuto da più di trent’anni, risulta aver mantenuto rapporti con contesti criminali. Tra le persone arrestate, vi è anche un commercialista che, secondo le emergenze investigative, appare contiguo al sodalizio e, in particolare, appare essere intervenuto, in prima persona e in più occasioni, per favorire l’occultamento di beni immobili e società acquisiti dagli affiliati con i proventi delle attività criminali. Nelle conversazioni intercettate è emerso, infatti, che il professionista, mettendo a disposizione le sue conoscenze professionali e la fitta rete di relazioni con notai, avvocati ed altri professionisti, ha agito con il precipuo scopo di sottrarre i beni del sodalizio e degli affiliati alle aggressioni giudiziarie. In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, il suo contributo è consistito nel fornire consigli, nel promuovere ed organizzare le attività necessarie per ricondurne la titolarità a persone incensurate, prive di fonti di reddito autonome e disposte a servire l’organizzazione.  Quale esperto contabile ed intermediario con altri professionisti, il suo ruolo è apparso decisivo per costituire alcune società, nella disponibilità del capo del sodalizio e fittiziamente intestate a parenti e a persone di fiducia, consapevoli della riconducibilità dei beni e delle risorse finanziarie alle attività criminale del sodalizio. Dalle indagini è inoltre emerso che anche un’impiegata dell’ASL di Cellole si è rivolta ai componenti del sodalizio criminale per recuperare una somma di denaro concessa in prestito, ben consapevole del loro spessore criminale e dei metodi utilizzati per raggiungere gli obiettivi prefissati. Contestualmente all’emissione delle misure restrittive della libertà personale, sono stati sottoposti a sequestro beni immobili e società appartenenti, o comunque, riconducibili al capo del sodalizio e a tutti gli altri associati. Si tratta di immobili, terreni, aziende di vendita all’ingrosso di prodotti alimentari, di un ristorante e di un rinomato locale del litorale domizio, quartier generale del “gruppo” Mondragonese, utilizzato per le riunioni fra gli affiliati e fra esponenti di altri sodalizi.

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