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soldato a Kiev

Guerra Russia Ucraina, l’altro lato della collina

(di Sandrino Marra)

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina si è scritto miliardi di parole su presunte motivazioni di tale atto, sui personaggi, su Europa, NATO, USA e chi più ne ha ne metta. Di fatto l’azione Russa può essere intesa in un quadro di “Relativismo” almeno all’occhio esterno, cioè la mancanza di verità assolute. Si perché tutto ruota intorno alla verità o meglio alle verità. Ognuno ha la propria a criticare o giustificare o dare forza all’azione. Ed il marasma dei media non fa che creare confusione e caos, in un marasma di parole molto spesso vuote, altre a voler trovare una spiegazione agli eventi e la condanna delle azioni. Sun Tzu 2000 anni fa nel suo libro “l’arte della guerra” affermava che “la guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita o la morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque, è indispensabile studiarla a fondo  ”.
Sempre per Sun Tzu “la via per la vittoria assoluta passa per la conoscenza del cuore e della mente del nemico (oltre che di se stessi)”. Ma cosa significa ciò? Significa che in un contesto come quello che si sta verificando è la conoscenza, l’arma che può portare alla vittoria, alla vittoria intesa come termine delle ostilità, come elemento di diplomazia che possa trovare una soluzione, veloce ed immediata rispetto a tutto ciò che sta accadendo. E’ necessario comprendere il processo decisionale che ha portato Putin e la leadership russa a tale scelta così violenta e lacerante. Però un esercizio di riflessione così espone al rischio di essere additati come disfattisti o come collaborazionisti, di essere di parte e patteggiare per la Russia di Putin. Eppure la vittoria diplomatica si può ottenere solo elevandosi al di sopra del campo di battaglia, oltre il frastuono mediatico che mostra tanto senza nulla spiegare. Ci mostra immagini, filmati, leggiamo parole e discorsi di autorevoli persone che esprimono giudizi e propongono soluzioni come se fossero essi sul campo, tra la diplomazia: un continuo “farei così, direi questo, questa è la soluzione”. Un inutile mare di informazioni senza senso alcuno. Forse con più semplicità sarebbe interessante provare ad esplorare la matrice ideologica dell’”Operazione Speciale” oltre che la lotta geopolitica all’espansione della NATO. Da un lato il tema dell’anti Russia che richiama ad una sorta di nuova crociata, dall’altro una nuova lotta antifascista e panslavista che richiama una radice nazionalista. Idee e ideologie che in parte ritornano, si rincorrono, si usano a giustificare una guerra, da una parte e dall’altra. Ma ciò che meraviglia è proprio ciò, si rincorrono vecchi pensieri e si dimentica di osservare e studiare la realtà, sembra che la classe politica europea ed occidentale abbia perso qualcosa. Eppure le risposte sono lì alla portata della diplomazia, sarebbe sufficiente averle studiate, averle seguite nel tempo, averle comprese. Se ricordiamo ciò che commentarono i generali tedeschi prigionieri degli angloamericani: “Sanno tutto sulle nostre operazioni, sui nostri movimenti sul campo, ma non sanno nulla sulle motivazioni”. Quelle motivazioni costarono 50 milioni di vite e gli alleati del tempo le analizzarono e ne compresero l’importanza solo dopo 4 anni di guerra, nonostante la comprensione di Churchill che da solo portò avanti una chiarezza di intenti che gli giungevano dalla chiarezza di cosa stava motivando la Germania nella sua azione. Ed è ciò che sta accadendo ora; conosciamo tutti i movimenti sul campo, le operazioni, i mezzi, la tipologia di truppe, ma non sappiamo nulla delle motivazioni, perché non le studiamo non le abbiamo mai volute studiare, poiché per studiarle occorre tempo, bisogna seguirle nel tempo, comprenderne le dinamiche iniziali e capire come si sono sviluppate e cosa hanno creato negli anni. Più facile gridare, anche per la politica internazionale, che il nemico è lì e che è l’unico cattivo. Ma qui ci sono i cattivi, i cattivi politici e non per nulla SunTzu diceva che “la vittoria passa per la conoscenza del cuore e della mente del nemico, oltre che di se stessi”. Quando conosceremo noi stessi, forse giungerà la pace.

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