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CAPUA – Strage alla DSM, in quindici davanti al giudice

capua. Tragedia alla Dsm, gli avvocati degli indagati tenteranno di convincere i giudici  sull’innocenza dei propri assistiti.  Nell’udienza scorsa, quella di alcune settimane fa, invece, fu il pubblico Ministero a formulare la richiesta di rinvio a giudizio contro tutte le persone, quindici per l’esattezza, coinvolte nei fatti. Per i tre operai che morirono nel silos  dell’azienda farmaceutica Dsm  di Capua è stata discussa l’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio a carico di quindici imputati.  Il pubblico ministero dottoressa Alessandra Converso ha chiesto al gup Caparco del tribunale di Santa Maria Capua Vetere l’apertura del processo  per quanti sono stati ritenuti responsabili di omicidio colposo plurimo aggravato per aver omesso controlli e  non aver attuato tutti i sistemi di sicurezza per tutelare la salute e la vita degli operai. Tra le numerose contestazioni anche la froda processuale per aver cercato di inquinare le prove, la procura accusa alcuni tecnici e dirigenti anche di mancato coordinamento tra i vari reparti e le varie sezione che  avrebbero dovuto controllare e vigilare. Dopo la discussione del sostitutoprocuratore hanno preso la parola alcuni difensori tra i quali gli avvocati Giuseppe Stellato, Domenico Pigrini,  Alfonso Stile, Forgiuele, Ponti e Fusco. Per completare le arringhe difensive e per la sentenza del gup si dovrà attendere il prossimo 7 giugno. La tragedia, verificatasi l’11 settembre del 2010 a Capua all’interno dell’azienza causò la morte di tre lavoratori che erano scesi nel silos per una bonifica. Si chiamavano Giuseppe Cecere (50 anni), Antonio Di Matteo (63 anni) e Vincenzo Musso (43 anni).
Tre manovali della ditta edile, la ‘Errichiello’ di Afragola, chiamati a lavorare di sabato mattina per smontare un vecchio ponteggio e intascare un piccolo extra. Ma all’interno della cisterna purtroppo vi erano ancora residui di una miscela mortale composta da Azoto ed Elio pressurizzato che portò al soffocamento dei tre operai. Le indagini hanno poi anche appurato che ci fu anche un tentativo di inquinare le prove nell’immediatezza della tragedia.  Venne fuori che mentre erano ancora caldi i corpi dei tre operai morti  dentro al silos F14 della Dsm, soffocati da quella miscela mortale, qualcuno aveva rimosso una flangia in fondo al fermentatore, prima dell’arrivo della polizia giudiziaria e dell’apposizione dei sigilli di sequestro. La flangia smontata è un pezzo necessario all’immissione dei gas. Una perizia  però dimostrò che quella flangia era ‘attiva’ al momento dell’incidente   perché su quel pezzo di metallo vennero ritrovare tracce di sangue e urina di uno dei tre operai quella del primo dei tre a morire, precipitato nel fermentatore pochi attimi dopo aver inalato la sostanza che lo  stordì e poi uccise. I due colleghi fecero la stessa fine nel tentativo di scendere per  prestargli soccorso. L’inchiesta contesta i reati di omicidio colposo, rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, e una raffica impressionante di violazioni del testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Per le norme introdotte dalla legge 231, la Procura ha contestato la responsabilità penale delle imprese. Agli atti dell’inchiesta c’è la perizia di due medici, che certifica che i decessi sono avvenuti per “ipossia severa”, e una relazione tecnica di tre ingegneri, con la ricostruzione minuziosa e dettagliata delle  inadempienze di chi avrebbe dovuto stabilire procedure e percorsi di sicurezza  per il lavoro dei tre operai.
Il giudizio è a carico di Luigi Arrichielli, Carmine Rossi, Fracesco Lozza, Giuseppe Sicurezza, Ciro Di Mare, Donato Manna, Francesco Pappini, Nicola Torre, Sergio Andreutti, Eligio Pergianni, Vincenzo Marotta, Giulio Campanini,  Domenico Marano, Carlo Mariani, Andrea Di Vici. Per altri tre imputati a chiusura delle indagini vi è stato uno stralcio per la  richiesta di patteggiamento, procedimento ancora in corso dinanzi ad un altro giudice.
Quindi, dopo le arringhe difensive la parola passerà al Guip Caparco che dovrà decidere se rinviare a giudizio oppur eno le persone coinvolte nei fatti.
gizzo

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