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BENEVENTO – Africano offeso al pronto soccorso, l’infermiera: “Perché sei qui, viva Salvini”

BENEVENTO – È polemica per l’insulto razzista sui social subito da Musah Awudu mediatore culturale che collabora con la Caritas di Benevento. Una infermiera infatti, ha insultato bruscamente il giovane africano. Lo sfogo dell’africano diventa subito virale, queste le parole che l’uomo scrive su facebook: “L’infermiera di turno non si sta preoccupando della mia salute, è molto infastidita dalla mia presenza, quindi mi chiede perché sono venuto in italia. Io: “Chiedimi del mio problema, per favore”. Lei: “No no, questo è il mio paese e se non ti piace torna in Africa”. Awudu osserva: “E comunque ha la croce e il quadro di padre Pio appesi dapertutto, glielo faccio notare, sfidando la sua fede e la sua professionalità. Si infastidisce ancora di più: “Viva Salvini, viva l’Italia”, esclama. Io sono ancora in fila per vedere il medico”. In pochi minuti il post è condiviso 160 volte, i commenti indignati chiedono il licenziamento per l’infermiera, c’è chi conferma il racconto di Awudu perché si trovava lì, chi osserva che la maleducazione regna sovrana nei pronto soccorso e i bianchi non ricevono trattamenti migliori. C’è anche chi condivide un post di Salvini in cui il leader della Lega se la prende con i meridionali, chiedendosi che ne pensa l’infermiera. Sono tante le attestazioni di stima per Awudu, che a Benevento vive da anni ed è molto conosciuto e apprezzato per il suo lavoro e il suo stile di vita.  Il mediatore culturale però è frastornato dal clamore che il suo messaggio ha creato in città, perché non si aspettava di finire sotto i riflettori: “Sto parlando con i miei amici per chiedere consiglio, davvero ho bisogno di riflettere – dice – Il post è stato una reazione a caldo, non mi aspettavo davvero tutta questa pubblicità”. Subito dopo l’accaduto aveva detto che avrebbe voluto incontrare l’infermiera, sta cercando di farlo? Al telefono, Awudu è davvero laconico: “Lasciatemi tempo, non ho risposto a nessuno per due giorni, devo riflettere”. Intanto chi lo conosce bene assicura che il suo stupore è autentico, che tutto avrebbe voluto fuorché trovarsi sotto i riflettori: “Ma glielo abbiamo detto – racconta un’amica – tu sei il nostro Musah, come potevi pensare che la città non sarebbe insorta?”

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