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SANT’ANGELO D’ALIFE – Caso Iannarelli, Caporaso smentisce il sindaco

SANT’ANGELO D’ALIFE. Il rinvio della votazione circa l’incompatibilità
di Domenico Iannarelli con la carica di consigliere comunale non è stato altro
che un escamotage trovato dal sindaco Crescenzo Di Tommaso per scongiurare una
nuova lacerante crisi in seno alla maggioranza. Per sgombrare il campo da ogni
dubbio, basta riportare alcuni passaggi del documento – fatto mettere agli atti
nel corso dell’ultimo civico consesso – a firma del vicesindaco Michele
Caporaso. Il secondo cittadino ha sostanzialmente sposato in toto la linea di
pensiero dell’intero gruppo di minoranza, secondo la quale non sussiste l’incompatibilità
di Iannarelli in quanto la lite pendente in oggetto è tra il tecnico De Benedictis
e il Comune di Sant’Angelo d’Alife. Non va dimenticato, inoltre, che lo stesso
Caporaso si era rifiutato di firmare la relazione tecnica per cui l’argomento
avrebbe dovuto essere rinviato di ufficio. In maggioranza, dunque, mancava l’accordo.
Il sindaco, che ha tuttavia asserito di aver portato in assise tale tema per un
principio di garantismo e per tutelate il consiglio comunale stesso – è stato
perciò costretto a fere marcia indietro. <<Non sussiste l’incompatibilità
(tra Iannarelli e il Comune) – si legge nel documento firmato da Caporaso – ai sensi
del comma 3 dell’art. 63 del Dlvo 267/2000 perché la causa pendente dinanzi al
tribunale di Piedimonte Matese sussiste tra il sig. Roberto De Benedictis e il
Comune di Sant’Angelo d’Alife più tre amministratori tra i quali figura
Domenico Iannarelli, oggi consigliere comunale. In altre parole, non è
Iannarelli che ha intentato causa contro il Comune di S.Angelo, ma è stato De Benedictis
parte attrice, nella qualità di tecnico agronomo che, per ottenere il pagamento
di quanto dovuto in conseguenza dell’incarico espletato, ha citato in giudizio
l’ente municipale nella qualità di parte convenuta e gli amministratori che
hanno sottoscritto la delibera di incarico. Precisazione – questa – importante perché
la posizione del Comune e quella degli amministratori è sostanzialmente la
medesima ovvero il rigetto della domanda proposta da De Benedictis>>. Caporaso
poi rafforza la propria tesi ricordando che nel processo di appello, proposto
dai tre amministratori condannati (tra cui Iannarelli) dal giudice del
tribunale di Piedimonte, l’ente civico viene citato in giudizio in quanto parte
del processo di primo grado. Giudizio intentato dal tecnico di Fontegreca
avverso il Comune di Sant’Angelo d’Alife. Infine, ad ulteriore sostegno di
quanto in precedenza affermato in assise, il vicesindaco ha ricordato ai
presenti (o meglio, al sindaco) che il TUEL, all’articolo 63, comma 3, dice
che  “l’ipotesi di cui al numero 4 delcomma 1 (incompatibilità per lite pendente) non si applica agli amministratori
per fatto connesso con l’esercizio del mandato”. In soldoni, questo punto all’ordine
del giorno non aveva alcuna ragione di esistere. Francesco Mantovani

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un commento

  1. cittadino libero

    Proporrei il nostro sindaco ( nostro solo per appartenenza territorile, ma moralmente da me nn riconosciuto) come capocomico di un programma tipo zelig, perchè il suo cabaret potrebbe far ridere anche i cani. Interessiamoci dei veri problemi del paese, dalla viabilità sempre più fatiscente al risanare le opere pubbliche che vengono sempre più abbandonate a se stesse. Nessuno chiede miracoli ma un minimo d’impegno per ciò che si può fare. La crisi economica danneggia l’attività amministrativa, ma la mancanza di dialogo tra i rappresentanti della maggioranza e la carenza di idee e di capacità amministrative avrebbero prodotto lo stesso effetto anche se avessimo le ricchezze dei paesi arabi. La peggiore amministrazione che sant’angelo ricordi a memoria di uomo, giusto sidaco ? Lei stesso lo ammette tra la gente, e allora le chiediamo un pizzico di dignità morale nei nostri confronti. Torni ad occuparsi del suo lavoro di avvocato e lasci stare l’attività di sindaco.