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CASERTA – Omicidio Nuvoletta, sequestro di beni al killer: 3 società, 31 immobili, oro, gioielli e auto di lusso. Valore oltre 10 milioni di euro

CASERTA – In data odierna, la Polizia di Stato, ed in particolare il Servizio Centrale Operativo e le Squadre Mobili di Napoli e Caserta, a seguito di una articolata attività di indagine hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di Maurizio CAPOLUONGO, già destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli confermata dal Tribunale del Riesame per l’omicidio di NUVOLETTA Ciro e per associazione di stampo camorristico.  Le indagini  sia sui fatti criminosi oggetto di contestazione tche sul patrimonio del  CAPOLUONGO traevano origini dalle puntuali dichiarazioni di Antonio IOVINE,  militante nel clan dei casalesi sin dagli anni ’80 e dal 1998 con ruolo di vertice, insieme con Michele ZAGARIA, d,)venuto recentemente collaboratore di giustizia.
Il collaboratore, infatti, nel ricostruire la storia del clan sin dalla sua nascita, le dinamiche interne ed i rapporti di forza tra le diverse famiglie che ne costituivano l’ossatura, forniva uno straordinario contributo anche per individuare beni immobili e società riconducibili ad affiliati all’organizzazione casalese. A seguito della minuziosa attività investigativa eseguita dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalle Squadre Mobili di Napoli e Caserta, veniva accertata la partecipazione di Maurizio CAPOLUONGO all’omicidio di Ciro NUVOLETTA e ricostruita nella sua evoluzione la partecipazione al clan dei casalesi sin dal periodo in cui BARDELLINO Antonio ne rappresentava il capo indiscusso e carismatico.  Gli elementi indiziari acquisiti nel corso dell’attività di indagine consentivano di accertare che nel corso del tempo il CAPOLUONGO aveva accumulato un rilevante patrimonio solo in parte, formalmente, nella sua titolarità composto da beni immobili di diversa natura e dislocati in diverse regioni d’Italia e da altri beni mobili, tra cui preziosi di ingente valore.  Il provvedimento di sequestro adottato in via d’urgenza si rendeva necessario al fine di impedire la dispersione dei beni nonostante il CAPOLUONGO fosse ristretto al regime di cui al 41 bis dell’ordinamento penitenziario.  Le intercettazioni, infatti, rivelatesi, anche in tal caso, strumento particolarmente incisivo per la ricostruzione del patrimonio del CAPOLUONGO, svelavano una strategia concordata con i suoi più stretti congiunti per alienare alcuni beni e quote societarie ed occultarne altri non ancora individuati e sui quali sono tuttora in corso attività investigative.  Con il provvedimento, venivano sottoposti a sequestro la totalità delle quote e l’intero patrimonio aziendale della società LUDOMAR Immobiliare s.r.l, con sede a Valenza (AL), la totalità delle quote e l’intero patrimonio della società ML Immobiliare s.r.l., con sede ad Aversa (CE), la totalità delle quote e l’intero patrimonio della società D’Angelo & C. s.r.l., con sede ad Aversa, attiva nella commercio di oro e preziosi, 31 immobili, 4 terreni, ubicati in provincia di Napoli, Caserta ed Alessandria , autovetture, gioielli e preziosi, conti correnti bancari, assegni per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro.

La storia del clan:
Nei primi anni ottanta, il clan è controllato dai fratelli Nuvoletta, Lorenzo, Ciro ed Angelo. Le principali attività della famiglia sono quella di gestire il contrabbando di sigarette e di trafficare eroina, campo nel quale risultano tra gli spacciatori più importanti d’Europa, sfruttando anche i rapporti con i narcos di cosa nostra siciliana.
Infatti, con l’organizzazione criminale siciliana il clan Nuvoletta ha intrecciato molti rapporti, come testimoniato dal collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, il quale ha raccontato che nel 1973, uscito dal Carcere di Poggioreale, fu trasportato da Saro Riccobono e Angelo Nuvoletta in una proprietà terriera dei Nuvoletta, dove ad attenderlo c’era Salvatore Riina. Altro episodio si ha nel 1974, quando vennero accertati intensi rapporti telefonici tra Luciano Liggio e i Nuvoletta, che gestivano per conto del siciliano una grande tenuta agricola in Campania.
Nella seconda metà degli anni settanta, alle famiglie di stampo camorristico della “vecchia generazione” si unisce una nuova forza, che arriverà ad avere, secondo alcune stime, circa 7000 affiliati: è la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, la quale vuole imporre la sua egemonia su qualsiasi attività e commercio illegale. Si arriva inevitabilmente ad una guerra, che scoppia dal 1979, e che totalizza circa 900 omicidi solo fino al 1983. La guerra è combattuta dai cutoliani appunto, e dagli affiliati della Nuova Famiglia, in cui oltre ai clan di Bardellino e quello dei Nuvoletta, sono comprese le famiglie dei Galasso, degli Alfieri e degli Gionta, oltre a quella dei Giuliano. Dopo la vittoria della Nuova Famiglia, si apre una nuova faida: difatti emergono le rivalità tra i Nuvoletta e Bardellino, che affondano le proprie radici nelle amicizie siciliane degli uni e dell’altro: infatti, i maranesi sono alleati della famiglia corleonese, capeggiata da Totò Riina e Bernardo Provenzano, mentre i casalesi sono in combutta con Stefano Bontate e Tommaso Buscetta. Il 23 aprile 1981, con l’assassinio di Bontate, scoppiò una guerra di mafia, che portò irrimediabilmente le sue conseguenze anche in Campania: la domenica mattina del 26 agosto 1984 un commando composto da almeno 14 persone arriva nella città di Torre Annunziata, fulcro del clan Gionta, alleato dei Nuvoletta; compiono una strage, uccidendo 7 affiliati e ferendone altri 7. Prima di questa strage però, Bardellino era riuscito a mettere a segno un altro punto: il 10 giugno 1984 infatti, era riuscito ad uccidere Ciro Nuvoletta, fratello del capofamiglia Lorenzo; questo episodio era stato preceduto dall’arresto in Spagna di Antonio Bardellino, che pensava di esser stato tradito da un esponente proprio del clan di Marano. Nel 1985, con l’arresto di Valentino Gionta (boss del clan omonimo) proprio a Marano, Angelo Nuvoletta, nonostante il parere contrario del fratello Lorenzo, ordinò l’esecuzione del cronista del Mattino Giancarlo Siani, che avvenne la sera del 23 settembre 1985. Siani aveva scoperto che Nuvoletta aveva tradito Gionta per mettere fine alla nascente faida con i casalesi, ed aveva scritto in merito un articolo, firmando così la sua condanna a morte. Lorenzo Nuvoletta fu catturato ed incarcerato il 7 dicembre del 1990, dopo 10 anni di latitanza; rilasciato nel ’91, nel gennaio successivo fu condannato a 9 anni di carcere per attività di stampo camorristico, morì l’8 aprile 1994. Angelo Nuvoletta è stato arrestato il 17 maggio del 2001, dopo ben 17 anni di latitanza, ed è morto il 21 ottobre 2013 all’ospedale di Parma dove era ricoverato per le sue cattive condizioni di salute

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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