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CASERTA – Cosap record a Caserta: evasione fiscale di sopravvivenza da parte degli edicolanti ridotti allo stremo.

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CASERTA (di Nando Silvestri) – Cosap record a Caserta: evasione fiscale di sopravvivenza da parte degli edicolanti ridotti allo stremo.   Il rientro dalle vacanze estive è stato a dir poco traumatico per molte aziende campane e non solo, costrette ad abbassare le saracinesche definitivamente nell’incapacità di sopportare oneri fiscali proibitivi e costi di gestione inaccessibili. Contrariamente alle fandonie propinate dai media sui segnali di ripresa e sui presunti barlumi di luce in fondo al tunnel, la crisi morde la dignità di consumatori ed esercenti, particolarmente vessati dal fisco a Caserta. Ebbene si, il capoluogo campano emerge per alcuni tristi primati in materia di tributi che nè istituzioni locali, né addetti ai lavori hanno mai voluto ridiscutere e riconsiderare in barba al buonsenso e alla stabilità sociale. Un dramma silenzioso e logorante colpisce con particolare veemenza gli edicolanti casertani, da tempo obbligati all’evasione fiscale di sopravvivenza in materia di Cosap. Il canone per l’occupazione del suolo pubblico che sono obbligati a corrispondere gli edicolanti del capoluogo di Terra di Lavoro stanziati su aree comuni, come pochi sanno, è sicuramente e vergognosamente il più alto d’Italia. Determinato in base ad alcuni parametri chiave, il canone suddetto a Caserta è caratterizzato da un moltiplicatore risultante più che raddoppiato rispetto alla media campana e nazionale. Gli edicolanti del capoluogo di Terra di Lavoro, mai ricevuti dalle istituzioni locali per una rivisitazione delle loro condizioni contributive, lamentano dall’inverno scorso di pagare un coefficiente moltiplicativo inerente alla Cosap pari a 4, contro la media nazionale uguale ad 1,86. Un vero e proprio salasso senza alcun dubbio, ma anche una violazione del principio di progressività sancito dall’articolo 53 comma 2 della Costituzione italiana. E già, perché anche i chioschi adibiti a bar sono obbligati a versare la stessa cifra pagata dagli edicolanti casertani nonostante l’evidente disparità nei margini di profitto conseguiti sui ricavi totali dalle due categorie menzionate e, quindi, nella loro effettiva capacità contributiva. Si sa, si guadagna più su una bibita, un gelato o un caffè che su un giornale o un quotidiano dal prezzo vincolato; eppure le succitate categorie di esercenti versano la medesima quota con una netta e onerosa sofferenza a carico degli edicolanti di Caserta, i cui margini di lucro risultano spesso irrisori o addirittura nulli. Si capisce che la certezza del diritto è ancora una chimera nella fiscalità comunale e i proseliti di istituzioni e governanti non fanno altro che acuire contrasti e contraddizioni insanabili, oltre che giustificare i comodi introiti di cassa. Probabilmente qualche filibustiere politicante senza scrupoli avvezzo a confondere il bene comune con il proprio bacino di consensi elettorali già si sfrega le mani per fare della tragica questione lagnata una  penosa promessa elettorale da dispensare senza ritegno al momento opportuno ai giornalai che saluta distrattamente agitando l’indice in segno di rinvio o con ipocrite formule di cortesia. Speriamo solo di poter contare , fino ad allora,  sulla tenacia e la resistenza di giornalai ed edicolanti per il bene dell’ informazione e di chi la sostiene col proprio lavoro indefesso senza prendere ad esempio quello di taluni pentolai che qualcuno osa ancora definire amministratori.

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