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CASERTA – SISTEMA IDRICO INTEGRATO, LA POSIZIONE DI GORI E “LA PRIVATIZZAZIONE”. L’ACQUA PUBBLICA PER LA CAMPAGNA ELETTORALE

sarrocarlo

CASERTA – In mancanza della legge di riordino del sistema idrico (il disegno di legge veniva solo approvato in giunta regionale con la suddivisione in 4 ATO – senza Caserta), la Regione sta tentando – in qualche modo – pericolosamente – con ultimi “colpi di coda” la privatizzazione a vantaggio di GORI anche a Caserta. Il CITL (consorzio idrico terra di lavoro), costituisce nel quadro delle strutture che gestiscono il sevizio un ente pubblico che dovrà garantire la continuità evitando le speculazioni dei privati in questo settore. Si auspica che la politica in Provincia sappia garantire un serio rafforzamento delle funzioni e del ruolo del Consorzio Idrico in Terra di Lavoro in quanto unica struttura interamente pubblica che già gestisce il servizio e unico baluardo di tutela del territorio e degli utenti contro il pericolo di speculazioni. Solo grazie ai rilievi mossi in sede di audizione del CITL, (delegato dal Presidente era l’avvocato Pasquale Di Fruscio, ex sindaco di Pietramelara) la legge che prevedeva lo smembramento di Caserta in due ATO si è arenata, prima di essere calendarizzata. Sono seguite le proposte di emendamento del gruppo PD, (ha partecipato per la stesura lo stesso Di Fruscio) per rivedere la prevista delimitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) con divisione di Caserta n due parti. La legge, è ferma e, fortunatamente, finora, non ha dato corso alle sue conseguenze dannose per Caserta.

La legge regionale Campania n. 14/1997, nel definire i confini geografici degli ATO, mirava ad ottenere la realizzazione di livelli gestionali integrati di adeguate dimensioni, tramite la definizione di ambiti territoriali ottimali secondo parametri fisici, demografici e tecnici (art. 8 della L. n. 36 del 1994 – sui bacini idrografici); la norma risponde ad evidenti esigenze di efficienza, economicità ed efficacia del servizio secondo “il cd principio di caduta”.  Nell’ambito di questo quadro normativo, dal momento della costituzione dell’Ente d’Ambito, tutte le funzioni in materia di servizi idrici dei Comuni e delle Province consorziati dovevano essere trasferite all’ente medesimo. L’affidamento in concessione al Gestore del Servizio idrico integrato delle opere, degli impianti e delle canalizzazioni di proprietà degli enti locali, doveva operare in forza dell’art. 12 L. n. 36/1994.

Dal canto suo, l’art. 12, comma 1, legge reg. 14/1997 stabilisce che, dal momento della costituzione dell’ Ente di ambito, tutte le funzioni in materia di servizi idrici dei comuni e delle province consorziati sono esercitate dall’Ente di ambito medesimo. La principale finalità della legge quadro è quella di avere una nuova e più razionale organizzazione territoriale del servizio, a mano pubblica, secondo gli esiti del referendum del 2011, una migliore e più proficua utilizzazione delle risorse, con vantaggi sugli standard di efficienza, efficacia ed economicità del servizio medesimo (in questo senso, T.A.R. Campania, Napoli, Sez. I, 26 luglio 2005, n. 10392; T.A.R. Lazio, Roma, Sez. Il, 21 ottobre 2003 n. 8887).

In Campania però, (ed è qui il problema!) l’unico Ente d’ambito, che ha stabilito di affidare la gestione del Servizio Idrico Integrato al gestore unico è l’ex ATO 3. La GORI SPA (socio di maggioranza ACEA) risulta essere, di fatto, l’unico soggetto Gestore, costituito nella forma della società per azioni a prevalente capitale pubblico in ottemperanza all’art. 9 della precitata Legge Regionale n. 14/1997, sulla deliberazione dell’Assemblea dell’ATO 3 – n. 3 del 29 febbraio 2000. Con le delibere n. 11/2000 e n. 22/2000 il Consiglio di Amministrazione dell’ATO 3 ha, rispettivamente, approvato gli schemi di convenzione e il disciplinare, tramite i quali l’Ente d’Ambito ha affidato a GORI, per una durata trentennale, “il diritto esclusivo… di esercitare la gestione del ‘Servizio Idrico Integrato’ costituito dall’insieme delle captazioni, adduzioni, distribuzioni di acque ad usi civili, fognatura e depurazione delle acque reflue“.

Sulla base di tale situazione di fatto e di diritto che riguardava solo l’Ambito “Sarnese – Vesuviano” la Giunta “Caldoro” ha avviato, a cominciare dal 2012 (probabilmente in vista delle elezioni) il processo di privatizzazione della gestione, su tutta la Regione, rafforzando attraverso atti e deliberazioni di giunta, ulteriormente, la posizione di GORI che rischia di diventare un “monopolista” nel settore. Basta rileggere la deliberazione della Giunta regionale nr. 172 del 03.06.2013, con cui tutte le opere acquedottistiche (sorgenti, pozzi, impianti, reti, serbatoi, depuratori, etc.) di proprietà regionale, realizzate dalla ex Casmez e dal Commissariato “Fiume Sarno”, e le relative attività connesse, sono state trasferite, al “Commissario Straordinario” dell’ente d’ambito dell’ex ATO3 (Sarro) e per esso al soggetto Gestore GORI SPA.

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