CASERTA — Ospedali e posti letti, la nostra provincia, Caserta, è la peggiore di tutte. Oltre al danno la beffa. Infatti, quasi la metà dei posti disponibili sono in strutture private. A pagare, non ci sono dubbi, sono sempre i cittadini, gli utenti. I dirigenti delle Asl, nonostante tutto, restano ai loro posti. Meno male che ogni tanto arriva la Procura a fare un po di pulizia, come ha dimostrato l’ultimo scandalo legato all’arresto del consigliere regionale Angelo Polverino.  Nel triennio 2009-2011, la spesa pro capite del servizio sanitario regionale nei confronti dei residenti campani è stata di 1.786 euro: un dato assai inferiore rispetto alla media delle altre regioni a statuto ordinario (1845 euro). Senza contare che nello stesso periodo, a causa del piano di rientro dal deficit, la spesa è diminuita in media dell’1% all’anno, mentre nel resto del Paese continuava a crescere (+1,2%). Sicché oggi il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza), colloca la Campania in una situazione critica: un punteggio di 101, in un range che va da 25 a 225, con una valutazione inferiore alla soglia ritenuta ottimale dal ministero della Salute.  Il primo dato che salta all’occhio è quello dei posti letto assegnati: se la media nazionale è di 4 ogni mille abitanti, e quella regionale di 3.4, in Terra di Lavoro si scende a 2,9. Il 48,12% di questi posti letto è allocato presso strutture private provvisoriamente accreditate. E persino l’azienda ospedaliera del capoluogo, in attesa del varo del policlinico, ha subito una drastica riduzione. In pratica, Caserta è la provincia con il più basso numeri di posti letto di tutta la Campania. Ma c’è un dato che dovrebbe far riflettere moltissimo su come viene gestita la sanità pubblica a Caserta:  il costo medio annuale di un posto letto nelle strutture pubbliche (265.688,74 euro), risulta più che doppio rispetto a quello delle cliniche private convenzionate (102.053,49 euro).