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Ucraina e Serbia: due pesi, due misure

(di Sandrino Luigi Marra) – Partiamo dal presupposto che la Russia ha di fatto violato le norme di diritto internazionale invadendo l’Ucraina e su questo non vi è da discutere. Il Generale Mini qualche tempo fa in una “coraggiosa” intervista affermava con ironia: “noi cosiddetti occidentali siamo i paladini del diritto internazionale”  di fatto pecchiamo di ipocrisia e usiamo il diritto internazionale secondo il nostro piacere e la nostra visione di occidentali. Pensiamo al 1999 quando guidati dagli americani vi fu l’aggressione alla Serbia. Tutti giudicarono che l’attacco alla Serbia non solo era legittimo ma determinante rispetto alla questione Kossovo. Eppure la questione Serbia-Kossovo è omologa ed invertita rispetto alla questione Russia-Ucraina-Donbass. Per il diritto internazionale l’azione contro la Serbia era una violazione delle norme, e se si bombarda una capitale europea come Belgrado per 72 giorni, si crea un precedente dal quale poi è contestabile attaccare Putin se bombarda Kiev . Ma d’altronde gli USA è una violazione che applicano da oltre 20 anni sia rispetto  all’aggressione di uno Stato sovrano accreditato all’Onu, sia in violazione delle norme di Helsinki del 1975 che sancisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. La Serbia quindi è stato il primo stato (nello scacchiere europeo) ad incorrere in una palese violazione del diritto internazionale, a cui è seguito l’Iraq nel 2003 con la scusante (falsa) delle armi biologiche che nella realtà non aveva più avendole già abbondantemente usate sia contro gli Iraniani che contro i Curdi; in questo frangente non si associarono all’invasione la Germania e la Spagna di Zapatero. Ma c’è da dire che esistevano già dei precedenti, ovvero l’invasione di Panama del Dicembre 1989 e ancor prima l’invasione di Grenada nel 1983 ambedue le operazioni condannate dall’assemblea generale dell’ONU, ma almeno in queste due operazioni non si erano associati altri paesi. Nel 2011 seguì l’aggressione alla Libia, Stato sovrano accreditato all’ONU, e va detto che tutte le operazioni finora citate sia singole degli USA che in coalizione non avevano il patrocinio ONU ma la condanna ONU. Diversa in parte la questione dell’Afghanistan dove c’era il patrocinio dell’ONU il quale pensava che i Talebani fossero stati responsabili (direttamente o indirettamente) dell’attacco alle Torri Gemelle, (anche se qualche dubbio avrebbe dovuto esserci) considerando che nelle cellule suicide non vi erano talebani e ancor meno Afghani, ma erano presenti sauditi, tunisini, marocchini, egiziani, giordani, algerini, arabi insomma e gli afghani non sono arabi. Di talebani e afghani non ve ne erano neanche nelle cellule di Al Quaeda scoperte dopo l’attacco alle Torri Gemelle, e in nessuna azione terroristica in Europa. Infine, forse con “un poco di ritardo” si era scoperto che la dirigenza Talebana era completamente all’oscuro  dell’attacco. Dopo tale accertamento la copertura ONU si trasformò in una operazione NATO (Resolute support mission). E’ invece del Marzo 2011 l’intervento in Libia a seguito dell’inizio della guerra civile, l’istituzione di una no fly zone a protezione dei civili con la risoluzione numero 1973 dell’ONU, trasformatasi poi in un intervento NATO che di fatto fu una forma di violazione del diritto internazionale poiché nulla aveva a che fare la Libia con tale organizzazione, ma non solo, l’ONU con tale passaggio autorizzava non un paese o più paesi a protezione armata in sua vece (previsto da statuto), ma una entità che prevede la difesa tra  paesi membri di una organizzazione, NATO appunto, e qui nasce il problema giuridico. In Afghanistan che come detto fu una invasione del tutto ingiustificata, si dissero molte cose e si cercarono varie forme di responsabilità, fu anche tirato in ballo il Pakistan quale paese che appoggiava senza termini i talebani, ma nel 2009 la più grande e devastante  operazione militare di tutto il lungo periodo di occupazione avvenne proprio ad opera delle forze armate Pakistane nella valle di Swat che andò a creare ben 2 milioni di sfollati civili ed un indefinibile numero di vittime tra combattenti e civili (mai contabilizzate). Solo il ventennio di occupazione dell’Afghanistan ha portato a 300.000 vittime civili (calcolate per difetto) ad alcuni milioni di profughi e sfollati, per riportare al potere i Talebani dei quali debbo dire, non condivido nulla dell’ideologia e del modo di fare, ma bisogna fare una riflessione: si sono difesi quale parte di un popolo ad una occupazione straniera. Concludendo diviene difficile guardare ad una imparzialità di diritto e sarebbe ben conveniente aprire alla diplomazia tenendo conto e facendo anche pressioni, riflettendo su quanto detto nel metro di “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

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