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foto di repertorio

TORTURE IN CARCERE – La Procura chiede il processo per 107 poliziotti

La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 107 persone, in particolare poliziotti della Penitenziaria e funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), per le violenze avvenute nell’aprile del 2020 nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere. La richiesta è avvenuta nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup Pasquale D’Angelo; per un altro agente coinvolto è stato richiesto poi il proscioglimento, che si aggiunge ad altre dodici analoghe richieste avanzate dalla Procura alcuni mesi fa (in totale erano 120 gli indagati). Due imputati hanno poi chiesto di poter accedere al rito abbreviato. Richiesta di non luogo a procedere per un poliziotto: non era al penitenziario il giorno delle torture.  Questa la richiesta al termine della requisitoria pronunciata all’aula bunker di Santa Maria Capua Vetere dinanzi al gup Pasquale D’Angelo del tribunale sammaritano. La Procura aveva chiesto il patteggiamento per ben 32 imputati. Istanza rispedita al mittente dalle difese. Solo due degli imputati hanno optato per il rito abbreviato: Angelo Di Costanzo e Vittorio Vinciguerra. Richiesta di non luogo a procedere, invece, per il solo Luigi Macari che ha fornito la prova di non essere presente al carcere il giorno della mattanza. Per i restanti 105 imputati – tra agenti, funzionari del Dap e due medici – si procederà con rito ordinario con la competenza che sarà della Corte d’Assise.  Nel corso dell’udienza altri detenuti ed altre associazioni hanno formalizzato la richiesta di costituirsi parte civile. Il giudice D’Angelo si è riservato sull’ammissione alla prossima udienza, calendarizzata fra due settimane. Poi si procederà con le discussioni delle parti civili e dei difensori degli impuutati. Complessivamente sono già oltre 90 le parti civili ammesse tra detenuti, Ministero della Giustizia, Asl, i garanti nazionale e regionale per i diritti dei detenuti oltre ad alcune associazioni.  Agli indagati sono stati contestati, a seconda delle loro rispettive posizioni e partecipazioni alla rappresaglia in carcere, i delitti di tortura pluriaggravati ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, abuso di autorità contro detenuti, perquisizioni personali arbitrarie, falso in atto pubblico (anche per induzione) aggravato, calunnia, frode processuale, depistaggio, favoreggiamento personale, rivelazioni indebite di segreti d’ufficio, omessa denuncia e cooperazione nell’omicidio colposo ai danni del detenuto Hakimi Lamine, deceduto in carcere il 4 maggio 2020.

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