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IL CASO – Tiro a bersaglio contro maestri e professori: è sport nazionale

IL CASO (di Nicolina Moretta) – Dei medici e paramedici, in tempo di pandemia acuta, ne hanno parlato pure bene e sono stati definiti eroi. Di recente a questa categoria è stata dedicata una moneta di due euro, con su scritto: “Grazie.” Ma per maestri e professori la storia è andata completamente all’opposto. E’ diventato uno sport nazionale il tiro al bersaglio su di loro. Eppure i docenti, tutti, hanno dato il massimo per quella scuola surrogata, che non è scuola reale, non è in presenza: la didattica a distanza, e come tale ha dei limiti che il corpo docente si è adoperato enormemente per superare, per quanto fosse possibile. Ma già nel tempo della pandemia acuta maestri e professori sono stati accusati di non aver fatto didattica attiva. Poi è arrivato il filosofo Umberto Galimberti a definire i docenti come innamorati del loro stipendio. Quando è risaputo che gli insegnanti italiani hanno i peggiori stipendi europei della categoria. Infine, per ora, c’è stato l’articolo del Corriere della Sera del giornalista Gian Antonio Stella, che riportando le parole di un suo collega, ha accusato maestri e professori di non aggiornarsi. Il guaio è che della scuola ne parlano e male sempre chi in una scuola non è mai entrato. Per esempio si potrebbe chiedere al giornalista Gian Antonio Stella se sa che il tempo che maestri e professori dedicano agli adempimenti burocratici (e non retribuito) è diventato superiore al tempo lavorativo dell’insegnamento. Ma tutta questa attenzione dedicata dai ‘maestri del pensiero’ alla scuola, che maestri reali non sono, fa capire come il solo parlare di scuola, e male, susciti l’attenzione dell’intera opinione pubblica e l’accoglimento incondizionato di quanto dicono, perché è il male a fare notizia, mica il bene. Intanto i docenti continuano in silenzio tutti i giorni a fare didattica attiva, come dimostra anche questa foto di una quinta della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di Mignano M.L. – Marzano. Del bene che non fa notizia la scuola è davvero piena e ha reso maestri e professori gli angeli custodi dell’apprendimento in questo periodo buio, così come medici e paramedici lo sono stati per la salute.

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