Ultim'ora

CASERTA – Burocrazia, il veleno del nostro patrimonio culturale

CASERTA (Nando Silvestri) – Secondo due insigni economisti, James Buchanan e Geoffrey Brennan lo Stato incamera un plusvalore in termini valutari risultante dalla differenza fra il rastrellamento di risorse operato attraverso la pressione fiscale e il minimo quantitativo di spesa pubblica necessaria al consolidamento dei consensi popolari attribuiti ai partiti che la predispongono ad uso e consumo di elite e oligarchie. Il collante di questa perversa dinamica che esula vistosamente dal bene comune che la politica statale e territoriale dovrebbe tutelare senza compromessi nè riserve, è sicuramente la burocrazia, rozza incrostazione disabilitante di cui il nostro paese vanta il primato europeo. In Campania, a Caserta e in modo leggermente meno marcato ma pur sempre invasivo e destabilizzante nel resto dell’Italia, la burocrazia miete vittime martirizzate e immolate quotidianamente allo strapotere delle istituzioni locali e centrali. Nel Bel Paese, difatti, bivaccano con le rimesse dei contribuenti oltre 3130 enti inutili che producono fatturati astronomici per oltre 7 miliardi di euro l’anno, dei quali oltre il 3% viene comodamente distribuito ai membri dei loro consigli di amministrazione e ai rispettivi familiari mediante artifici contabili, clientele e soluzioni nepotistiche. In questi scenari a dir poco apocalittici gli enti inutili succitati si configurano come occulti tentativi di nazionalizzazione rivolti all’acquisizione coattiva di vaste aree d’affari e moltitudini di risorse attraverso l’apparente profilo giuridico della burocrazia, non di rado fuso amabilmente con le operazioni amministrative e la sempre più politicizzata attività della Sopraintendenza ai Beni Culturali di varie città. Enti inutili che forse sarebbe giusto definire astratti come quadri ossianici a tinte fosche sono, ad esempio, l’ente lombardo per “gli studi africani”, l’ente per la “protezione della gondola” e l’ente per la “protezione del cavallo”; in Italia meridionale la nomenclatura di questi fatui istituti è anche più intrigante e bizzarra.  Si tratta di artifici studiati con certosina pazienza e mirabile intuito, armonicamente integrati con le casse degli enti locali, i fondi strutturali, il federalismo, i versamenti degli ignari contribuenti dissanguati e le speciose e a dire poco ambigue gestioni operative dei vari uffici della Sopraintendenza dei Beni Culturali, in accordo con ministri e dicasteri. Grazie a questi straordinari strumenti di accumulazione e concentrazione della ricchezza alimentati da meccanismi ibridi e aleatori funzionanti grazie ad apporti variabili di norme contorte e burocrazia, si dirottano senza problemi di sorta masse di danaro pubblico sottratte alla cura del nostro patrimonio culturale e architettonico verso interessi particolari. Non sarà un caso che Pompei con la ricchezza dei suoi reperti che bastano da soli, più di milioni di testi e supporti didattici ad insegnare al mondo intero la storia, si sgretoli e si deteriori sistematicamente sino ad annichilirsi drammaticamente nel suo squallore. A onor del vero squallore e degrado dominano come è noto anche la Reggia di Caserta, asservita com’è agli intenti di speculatori e lestofanti col placet delle istituzioni da sempre accomodanti che deviano risorse, interventi e mezzi ovunque si trovino attività di marketing, di parcellizzazione del potere finanziario e politico da supportare vigorosamente. Per quanto concerne quest’ultimo poi, va sottolineato che l’amministrazione comunale casertana foraggia da sempre attività e progetti che, lungi anni luce dalla valorizzazione delle risorse locali, hanno come unico scopo il presidio di rendite di posizione e finanziarie di una classe politica  sempre più inetta e latitante la quale, per non fare sfigurare la città al cospetto gravemente compromesso del complesso architettonico vanvitelliano, la inonda di desolazione, sporcizia e onerosa burocrazia in ogni dove (quando si dice “coerenza politica”). Lo sa bene il primo cittadino di Caserta e i suoi aficionados passacarte che in rete osannano quotidianamente risultati destituiti di qualunque credibilità e fondatezza. Della burocrazia dilagante onnivora e distruttiva in Campania come in Italia hanno approfittato gli americani che dal secondo dopoguerra ad oggi hanno sempre fatto della perspicacia e della vivacità fonti inesauribili di ricchezza, ricreando fedelmente i lineamenti della antica città di Pompei in un enorme parco ricreativo che, grazie a questa opportunità offerta in chiave più ludica che culturale, attrae investimenti e turisti in eccezionali quantità. Speriamo solo di non doverci recare un giorno negli Usa anche per rivivere fasti e splendori del Palazzo Reale di Caserta e di non doverci affidare ad un parco ricreativo per sburocratizzare e celebrare la nostra storia e i nostri sontuosi monumenti.

Guarda anche

  CANCELLO E ARNONE – Scontro frontale fra due auto, 30enne in gravi condizioni

CANCELLO E ARNONE – Probabilmente una distrazione di uno dei due conducenti potrebbe essere la …