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CAIAZZO – Battaglia, la forza del coraggio contro il potere dei clan

CAIAZZO. “Non aver mai denunciato prima per paura di ritorsioni – ha spiegato l’uomo al procuratore aggiunto Federico Cafiero De Raho e al pm Giovanni Conzo – ora ho piu’ fiducia nelle forze dell’ordine”. All’origine, l’acquisto dei locali di Corso Trieste a Caserta da parte della famiglia di Battaglia che per aprire un’agenzia di viaggi chiede un prestito con fidi di 800 milioni di lire. Nel 1998 le banche, in un momento di difficolta’, chiedono il rientro per circa 500 milioni di lire. E Battaglia chiede un prestito a Benenati, titolare di concessionarie d’auto nel casertano. Questi gli praticano un interesse pari al 10% al mese, e quando Battaglia non paga, decidono di far intervenire la famiglia Zagaria. L’imprenditore viene invitato a presentarsi a Casapesenna, dove incontra Pasquale Zagaria che gli spiega di dover dare una percentuale a lui e l’altra a Benenati. Poi viene minacciato e picchiato davanti ai fratelli Antonio e Pasquale Zagaria. Battaglia vende il bestiame della sua azienda bufalina per ripianare una parte dei debiti e viene costretto a cedere assegni per 150 milioni di lire a Nicola Diana, anche lui titolare di una concessionaria d’auto. “Diana mi disse che tutti i miei assegni erano stati girati alla concessionaria Auto Vei di Marcianise di proprieta’ degli Acconcia”, racconta Battaglia, che vende la sua villa in zona Vaccheria a Caserta e stipula un compromesso con l’imprenditore Francesco Capaldo, imparentato con gli Zagaria, che in un primo momento vi versa una caparra da 500 milioni sui 700 pattuiti, e poi due giorni dopo ne chiede la restituzione in contante o assegni inferiori ai 20 milioni e rifiuta il bonifico postale che Battaglia voleva fare. Al diniego dell’imprenditore e’ ancora una volta la famiglia Zagaria che interviene. Proprio Francesco Capaldo e’ ora a giudizio per truffa alle Poste con l’accusa di aver prelevato denaro da un conto corrente intestato a lui e alla moglie dopo che un errore di una dipendente gli ha accreditato circa 4 miliardi di lire. Antonio Zagaria era l’unico dei fratelli del boss Michele ancora in stato di liberta’; agli altri, Carmine e Pasquale, il provvedimento e’ stato notificato in carcere. Arrestato anche Filippo Cataldo, cugino del boss e considerato il reggente del gruppo.

Battaglia e le banche

“Affronto oggi altri tipi di problemi, quelli con le banche”. Lo sottolinea l’imprenditore Roberto Battaglia, che ha denunciato gli usurai e i camorristi che li proteggevano dopo oltre dieci anni, dando il via alle indagini che oggi hanno portato in carcere Antonio Zagaria, fratello del boss Michele. “Il rammarico piu’ grande e’ quello di dover affrontare un altro conflitto – dice – io ho ancora i miei beni all’asta e mi rendo conto che, spesso, gli uffici preposti per la risoluzione dei problemi, hanno una cattiva coordinazione”. Per questo Battaglia ha spesso protestato davanti la prefettura di Caserta in occasione di vertici alla presenza di ministri.

 

 

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