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PIETRAMELARA – Gas Radon, il terrore viene dall’acqua. Lo dimostra uno studio scientifico

Lo studio effettuato su 140 pozzi per uso domestico. Quando piove molto la presenza di radon aumenta anche di 100 volte. Entra nelle case attraverso le condotte dell’acqua. Un pericolo per lasalute di tutti. Lo studio è valido per tutte le aree vulcaniche della Campania

pietramelara. Gas radon, il pericolo viene dall’acqua. Lo studio è stato condotto su  140 pozzi alimentati dalla falda acquifera superficiale e in gran parte utilizzati per uso domestico. Oltre ai parametri chimico-fisici e gli ioni maggiori, sono stati determinate anche le concentrazioni del radon disciolto, con uno spettrometro alfa Rad7.
Dopo uno studio della situazione idrogeologica dei pozzi si sono scelti alcuni pozzi che poi sono stati monitorati per un intero anno, con determinazioni settimanali sia dei livelli di radon che dei parametri chimico-fisici e chimici fondamentali. Contemporaneamente le condizioni idrometeorologiche sono state monitorate attraverso i dati della rete agrometeorologica regionale della Campania. L’analisi incrociata dei dati geologici, chimici e meteorologici, ha consentito di ricostruire i percorsi di alimentazione della falda acquifera e la causa del significativo incremento registrato nelle concentrazione del radon. Nello specifico la presenza di rilevanti spessori di materiali vulcanici, sia in superficie e attribuibili all’attività dei Campi Flegrei, che più in profondità e attribuibili all’attività dell’apparato estinto del Roccamonfina, consente alle acque di ricarica annuale durante il periodo di frequente e intense piogge di estrarre quantitativi significativi di radon e riversarli dalle zone pedemontane nella falda superficiale posta più a valle.
L’elevata velocità di circolazione dell’acqua, spinta dalla circolazione lungo i versanti, spesso anch’essi ricoperti di depositi vulcanici, e proveniente dai rilievi calcarei e calcareo-dolomitici che bordano la vallata, riversa in tempi brevi il radon nella falda dei pozzi, che in una circolazione più lenta mostrerebbe livelli molto più bassi per via del decadimento radioattivo. Generalmente le elevate concentrazioni del radon nelle acque erano state in precedenza attribuite a meccanismi chimici legati alla roccia, mentre invece lo studio ha dimostrato che il meccanismo operante è puramente fisico e idrometeorologico, legato alla elevata velocità di circolazione indotta da piogge frequenti e significative, in grado di far salire i livelli di falda e aumentare così la spinta che alimenta la circolazione stessa. L’interpretazione dei dati chimici è stata complessa, ma ne è emerso un modello generale di circolazione e amplificazione dei livelli di radon nella falda superficiale che risulta estendibile praticamente a tutte le zone morfologicamente simili della Campania e del Lazio recanti depositi vulcanici piroclastici.
In questi territori il problema sanitario posto dai depositi vulcanici e dal radon che ne scaturisce è rilevante. Svariati studi erano stati fatti sulle concentrazioni negli ambienti interni degli edifici, ma poco si sapeva del comportamento della falda superficiale. Considerata la natura superficiale della falda, elevati livelli di radon in essa possono teoricamente ulteriormente aumentare la concentrazione nell’interno degli edifici, attraverso scambi tra la falda stessa e le fondazioni. Un secondo meccanismo di entrata è proprio attraverso le tubazioni dell’acqua, laddove l’impianto attinge a pozzi superficiali. Ad esempio, facendo la doccia il radon contenuto si sprigiona nell’ambiente del bagno, oppure nella cucina quando si apre il rubinetto. Inoltre, è risultato che le concentrazioni più elevate nell’acqua si riscontrano nel periodo che va dal tardo autunno alla primavera, ovvero quando piove nel nostro clima, e siccome è anche il periodo in cui le temperature si abbassano, le case sono difatti poco areate, favorendo così la permanenza del gas eventualmente derivato dalla falda superficiale nell’ambiente interno degli edifici. Il problema è particolarmente significativo nei piani bassi, nelle cantine, nei garage e nei semi-interrati. Tra gli altri autori dello studio Emilio Cuoco, Giuseppe Verrengia e il Prof Dario Tedesco, tutti della SUN di Caserta e afferenti al laboratorio di geochimica.

L’ex dirigente della protezione civile comuale: Per noi nessuna riconoscenza

La Protezione Civile di Pietramelara,  quando era sotto la guida di Carmelo Colapietro,  ha messo a segno un risultato significativo. Il monitoraggio dei livelli di radon è obbligatorio, tra l’altro, in tutti gli edifici pubblici. Lo  studio firmato da Stefano de Francesco (già volontario del locale Nucleo Comunale diretto da Colapietro, e dottore di ricerca in scienze ambientali) e Franco Pascale Tommasone  (responsabile scientifico-tecnico del Nucleo Comunale e specialista meteorologo) ha messo in evidenza il ruolo fondamentale, e precedentemente sconosciuto, esercitato dalle piogge nell’incrementare anche fino ad un  centinaio di volte le contrazioni di radon nella falda superficiale. Lo studio,  pubblicato su una rivista scientifica di rilevanza internazionale, è stato annoverato fra i 20 articoli più importanti pubblicati di recente nel  settore  delle ricerche biomediche inerenti al rischio radon. Dichiara Colapietro:  “Esprimo tutto il mio plauso agli autori dello studio, segnando un risultato  di  prestigio per la nostra plurideccennale attività nel campo della protezione civile e nella tutela dei nostri concittadini dai rischi naturali. Mi  rincresce  tuttavia rilevare la scarsa attenzione rivolta dalle istituzioni locali, a dire il vero piuttosto miopi e incapaci di valorizzare quanto di meglio possiamo offrire. Anche se  nessuno è profeta in Patria i risultati di rilievo a livello Nazionale ci sono ed è questo che è importante, in considerazione che il Decreto di nomina conferitoci dall’allora Capo della Protezione Civile Prof. Barberi a me ed al mio referente scientifico Frank Pascale Tommasone  resta ancora valido su tutto il territorio Nazionale, esclusa ovviamente  la  mia cittadina di Pietramelara che per decenni ha ricevuto i nostri servizi”.

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3 commenti

  1. per il cambiamento

    La ricerca è stata effettuata, in maniera eccelente, dal dr. Stefano De Francesco (laureatosi con 110 e lode in Scienze ambientali) e pubblicata su rivista scientifica durante il suo dottorato di ricerca successivo alla laurea. Ha contribuito in maniera fattiva alla encomiabile ricerca il dr. Frank Tommasone (sempre dimostratosi disponibile per la comunità). Ora il problema è: che c’entra l’ex responsabile Carmelo Colapietro? Ci domandiamo: che ha fatto quando i due eccellenti dottori provvedevano al prelievo certosino dei campioni nei pozzi? Quando provvedevano alle puntuali analisi? Quando in maniera precisa redigevano le conslusioni? Praticamente: che c’entra Lui?

  2. grande saggio! che sei hai appena espresso la tua opinione ridicola puntando il dito scaturito dall’odio verso persone. se hai ben letto è stato riferito che la ricerca è stata effettuata quando alla guida del nucleo c’era colapietro che ne era a capo e a conoscenza dello studio in atto. questo che dico lo possono confermare gli stessi che hanno effettuato la ricerca. avanti il prossimo scienziato puntadito!
    abbiate le palle di confermare che la p.c senza colapietro è retrocessa in modo visibile e che dio speriamo che non succeda mai niente altrimenti sapete dove ficcare le vostre osservazionI da scenziati puntadito?

  3. LA SCOPERTA DELL’ ACQUA CALDA.
    Non tutti sanno che gia oltre 30 anni fa, L’Università di Napoli e precisamente la seconda facoltà di medicina, effettuava studi sul territorio di Pietramelara per l’alto numero di malati di tumore, mal funzionamento della tiroide e vari disturbi. Ora il dott. Colapietro di tutto ciò era ampiamente informato, ma nulla volle fare per non creare allarmismo. (queste erano le sue motivazioni). La causa dei tumori in aumento non è certamente da ricercare nelle acque dei pozzi, ma bensì nelle condizioni sbagliate di vita che i cittadini continuano ad avere. Il gas Radon è un gas ovvero un elemento chimicamente inerte (in quanto gas nobile), naturalmente radioattivo. A temperatura e pressione standard il radon è inodore e incolore. Nonostante sia un gas nobile alcuni esperimenti indicano che il fluoro può reagire col radon e formare il fluoruro di radon. Il radon è solubile in acqua e poiché la sua concentrazione in atmosfera è in genere estremamente bassa, l’acqua naturale di superficie a contatto con l’atmosfera (sorgenti, fiumi, laghi…) lo rilascia in continuazione per volatilizzazione anche se generalmente in quantità molto limitate. D’altra parte, l’acqua profonda delle falde, può presentare una elevata concentrazione rispetto alle acque superficiali. In Italia l’ente preposto alla misura del radon nelle abitazioni e nei luoghi chiusi sono le ARPA, a cui si può fare riferimento per adottare provvedimenti di bonifica nei casi di superamento dei limiti di legge. Detto ciò, il radon proprio per la sua caratteristica ovvero gas pesante, si trova in alte concentrazione nelle abitazioni, o meglio nei scantinati delle abitazioni, per meglio precisare nei seminterrati, dove tutti coloro che si costruiscono una abitazione obbligatoriamente realizzano semiinterrati abitabili chiudendo le aperture con infissi termici, ma sopratutto abitandoci continuativamente. Ora basterebbe pochissimo per scongiurare almeno questo aspetto, prima rivolgendosi ad un tecnico che conosce il problema e non affidandosi al tecnico solo per la produzione di una pratica burocratica, secondo basterebbe tenere i seminterrati con le aperture senza infisso o per lo meno arieggiare continuamente i locali. Invece vogliamo vivere come i topi e poi ci si lamenta che facciamo la stessa fine.