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Sessa Aurunca – Ospedale, diario di una puerpera: pregi e difetti del San Rocco

Sessa Aurunca (di Tommasina Casale) – Pregi e difetti dell’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca attraverso il racconto di una giovane mamma.
“Sono diventata mamma, la mia vita, la nostra vita è stata stravolta, ritmi ed abitudini spazzati via da un esserino piccolo, rumoroso e indifeso che occupa a pieno le mie giornate, cosi dopo aver messo a regime la mia nuova vita, ogni tanto torno indietro con la mente ai momenti speciali in cui mio figlio è venuto al mondo. Sensazioni uniche ed irripetibili che ogni donna dovrebbe vivere nel modo più tranquillo e sereno possibile, circondata dall’affetto dei suoi cari e dei sanitari che di lei si prenderanno cura. Ho partorito all’ospedale di Sessa Aurunca assistita amorevolmente ed in modo professionale dalla mia amica ostetrica, che grazie a lei ho potuto vivere le varie visite di controllo e i vari tracciati con serenità nonostante i disagi della struttura…come apparecchi x il tracciato ed ecografo datati, pertanto mal funzionanti, stanze inagibili…per non parlare dell’accoglienza del reparto totalmente mista tra scortesia e cortesia, meno male che ci sono persone che invece hanno l’umiltà nel sangue…comunque dopo nove stupendi mesi il parto si è svolto secondo i canoni, ma grazie alla maestria e all’empatia di alcuni sanitari. ..che non dimenticano il principio cardine della loro professione e cioè quello di pensare non solo alla salute fisica delle persone ma anche all’aspetto psichico..in cui il malato vive comunque un disagio psichico in quell’istante. grazie ad alcune eccellenze sanitarie tutto è andato bene, i quali si sono dedicati anima e corpo nei tre giorni di degenza, io ed il mio pargolo siamo potuti tornare a casa. Il parto spontaneo è una cosa meravigliosa, il momento più alto di simbiosi tra una madre ed il proprio figlio ed è stato meraviglioso condividerlo con mio marito che è sempre stato al mio fianco. Oggi però, a qualche giorno di distanza, sfumata l’euforia e la gioia che accompagna un evento cosi meraviglioso, mi tornano in mente la tante criticità e difficoltà che ho dovuto vivere durante la mia degenza presso l’Ospedale San Rocco di Sessa Aurunca. All’interno del reparto si respira un area pesante, costantemente tesa, il personale non vive in armonia . come dovrebbe. Alcune infermiere si mostrano infastidite quando suona un campanello per una richiesta di assistenza e non raramente i modi sono sgarbati. Il personale medico ha acquisito nel tempo l’abitudine di servirsi dell’ospedale come se fosse una clinica privata, nella quale ogni sanitario segue esclusivamente la sua paziente. Durante la mia degenza i racconti delle altre pazienti e la mia stessa esperienza mi ha portato alla convinzione che alcuni di quei dottori lavorano solo pensando al profitto e si vede che non mettono amore e passione in quello che fanno e dimenticando completamente che difronte ci può essere una persona che sta soffrendo. Qualche volta durante i loro accessi nella stanza di degenza rivolgono parole di conforto ed assistenza a coloro che sono state seguite presso i loro studi privati. Per fortuna però non tutti sono cosi. La sistemazione “alberghiera”, volendo usare un eufemismo è scadentissima: gli infissi spifferano a tal punto che spesso si è costretti a piazzare delle coperte alla base degli stessi per evitare che madri e figli stiano in una corrente glaciale. I servizi igienici sono pochissimi ed in comune, non esiste privacy e la pulizia lascia molto a desiderare, è impossibile fare una doccia. Il vitto è di pessima qualità, i termosifoni si accendono ad orari assurdi anche quando fa un caldo straordinario, e tante altre cose potrei dire. La stesso vale per la pediatria. .. alcune eccellenze sanitatie vengono sfavorite dal cattivo lavoro di altri…dove vige una superficialità soprattuto in termini di accoglienza delle paure delle neo mamme. ..solo alcuni sanitari hanno la pazienza di accompagnare la neo mamme verso le prime cure del bambino e verso un sano allattamento. ..spesso si è troppo superficiali e si dimentica che magari una parola detta in un modo diverso o un attenzione in più fa tanto ad una persona che è inondata da mille paure. Se racconto tutto questo, non è per disprezzare una struttura in cui la maggior parte del personale si fa in quattro per far funzionare le cose, e dove gli effetti di una sanità malata si amplificano a dismisura, ma solo perché vorrei che in futuro le donne che trascorreranno li quei tre o quattro giorni, possano vivere serene la loro permanenza nella struttura. Perché penso che chi paga le tasse, in un paese civile ha diritto ad una assistenza adeguata. Perché penso che gli infermieri, le ostetriche ed i medici che fanno questo lavoro con amore e non solo per lo stipendio meritino rispetto e dignità. Perché penso che un cittadino di Sessa Aurunca non debba essere trattato da cittadino di serie B. Perché vorrei poter sfruttate le potenzialità di quella struttura. Perché vorrei vedere esaltate le professionalità di chi fa questo mestiere con amore e dedizione, non dimenticherò mai il modi ed i tempi con cui alcune informazioni mi sono state dette per non ferirmi ulteriormente, i modi definiscono l’uomo una persona può avere le competenze ma per metterle in pratica in in ambiente sanitario c’è bisogno di una quota enorme di umiltà e soprattutto di empatia. Amo la mia terra, la mia Campania, il mio paese e sono stufa di vivere in una realtà che si avvicina più all’Africa che al Veneto o alla Lombardia, soprattutto oggi che sento forte la responsabilità di una vita, che ho deciso di mettere al mondo. Spero che le mie parole non cadono nel baratro come spesso accade!”

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