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Vairano Patenora – Taverna della Catena, giudizio sospeso al Tar

Taverna della Catena (lato posteriore)
Taverna della Catena (lato di via Abbruzzi)

vairano patenora. Sospeso il giudizio sull’abbattimento degli abusi su Taverna della Catena. I giudici, probabilmente, hanno accolta la difesa delle parti.
Ma perchè il comune di Vairano non spinge per giungere velocemente al giudizio? Cosa si starebbe trattando? Riuscirà il paese ad ottenere la restituzione dello storico palazzo?
Cosa è accaduto ieri a Napoli, davanti ai giudici del tar, resterà, probabilmente, ancor aun mistero per molto tempo, finquando i fatti non chiariranno ogni cosa.

La taverna teatro dello storico incontro che sancì l’unità d’Italia dovrà ritornare così com’era un tempo. Tutte le modifiche apportate  dovranno essere eliminate. Sembrava  avviarsi a conclusione, dopo un iter giudiziario – penale e amministrativo – che si protrae da oltre 41 anni la vicenda relativa all’immobile di Taverna della Catena.Ora il nuovo stop, quasi incredibile.
La regione Campania intima all’amministrazione comunale – attraverso l’ufficio tecnico – di eseguire l’abbattimento delle opere abusive realizzate sull’antico immobile. Trenta giorni è il limite fissato dal governo regionale prima di un intervento diretto attraverso un commissario che provvederà al ripristino della legalità. L’ufficio tecnico  municipale si è attivato avviando la procedura che si concluderà con la notifica dell’ordinanza di abbattimento ai fratelli Tizzano, proprietari della struttura.  Sembra giungere sul punto di svolta una vicenda che si trascina dal lontano 1969 quando con un’istanza i proprietari  chiedevano il rilascio di una licenza edilizia per opere di ristrutturazione e consolidamento dell’immobile; una licenza che il comune  rilasciava nel dicembre dello stesso anno subordinandola al parere favorevole della Soprintendenza che però, l’anno successivo,  negava il nulla osta “in quanto le opere previste avrebbero apportato  alle linee architettoniche del monumento modifiche inaccettabili per la sua conservazione snaturandone del tutto il carattere. I Tizzano eseguivano egualmente le opere di ristrutturazione dell’immobile ma le stesse venivano sospese. Il pretore di Teano condannava i proprietari chiarendo che gli stessi avevano eseguito le opere in totale difformità dalla licenza edilizia, realizzando un secondo e un terzo piano. Nel 1987  la Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici per le province di Caserta e Benevento, contraddicendo se stessa, esprimeva parere favorevole alle richieste di sanatoria, presentata dai Tizzano.  L’amministrazione comunale si oppone al Tar ritenendo che la Soprintendenza preposta alla tutela del vincolo avrebbe compiuto una valutazione superficiale e approssimativa degli interventi oggetto della domanda di sanatoria dimenticando il giudizio di non compatibilità espresso nel 1970 per la realizzazione di opere di più modesta consistenza e omettendo di indicare le ragioni di tale diversa determinazione e, in generale, le ragioni della compatibilità delle opere realizzate con il vincolo. Il Tribunale Amministrativo, il 12 ottobre del 2005, accoglie il ricorso e annulla la decisione della  Soprintendenza. Ora arriva l’azione della regione che dovrebbe chiudere definitivamente la vicenda

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