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PARMA – Scandalo Parmigiano, tossina nel latte: arresti e migliaia di forme sequestrate

PARMA – Modificate le analisi su una partita di 2.402 forme di Parmigiano Reggiano. Associazione a delinquere finalizzata al falso in atto pubblico e alla commercializzazione di sostanze alimentari nocive. Ai domiciliari il direttore del Centro servizi per l’Agroalimentare e tre imprenditori agricoli. Ministro Lorenzin: limitati i casi di contaminazione. Falsificavano sistematicamente i valori di aflatossina M1, una micotossina cancerogena pericolosa per la salute umana, registrati nelle analisi del latte destinato alla produzione di Parmigiano Reggiano.
Al termine di un’indagine del Nas di Parma quattro persone nella giornata di mercoledì sono state poste agli arresti domiciliari per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di falso in atto pubblico, alla commercializzazione di sostanze alimentari nocive e di prodotti non genuini come genuini e per tentata truffa aggravata finalizzata alla ricezione di erogazioni pubbliche della Regione per il latte qualità. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin commenta: limitati i casi di forme contaminate.
Tra gli arrestati c’è Sandro Sandri, direttore del Centro servizi per l’Agroalimentare di via Torelli, ente accreditato a livello nazionale per l’autocertificazione della salubrità del latte. Colpiti da ordinanza di custodia cautelare su richiesta del pm Fabrizio Pensa anche i due contitolari di un’azienda agricola di Montechiarugolo, che avrebbe immesso nel ciclo di produzione il latte contaminato, e il presidente del caseificio Margherita di Santa Maria del Piano (Lesignano Bagni).
I carabinieri del Nucleo Antisofisticazione hanno posto sotto sequestro tutte le forme in stagionatura prodotte con le partite di latte contaminato: complessivamente 2.402 forme di Parmigiano Reggiano sono bloccate in 13 caseifici del parmense e saranno destinate alla distruzione. Le posizioni di altri 63 indagati sono al vaglio degli inquirenti.
Le indagini sono state condotte per dieci mesi, dal febbraio a novembre 2013. Come riferito dalla Procura, tutto il formaggio contaminato prodotto lo scorso anno è stato sequestrato e non vi è pericolo che finisca sulle tavole dei consumatori.
Dalle indagini è comunque emerso che i quattro arrestati, nel periodo preso in esame dall’inchiesta, abbiano condotto sistematicamente la pratica delle falsificazioni dei risultati delle analisi del Centro servizi per l’Agroalimentare. Per legge avrebbero invece dovuto avvisare l’Ausl degli sforamenti di aflatossine nel latte, che in alcuni casi hanno raggiunto il doppio del limite imposto dall’Unione Europea.
La presenza della tossina sarebbe derivata da un periodo di siccità che ha colpito le colture di mais, facendo proliferare il fungo nel granoturco usato poi come mangime per le mucche. La sostanza tossica finisce così nella catena alimentare, fino a contaminare il latte e quindi i prodotti lattiero caseari. Invece di rispettare i rigidi parametri europei sulla presenza dell’aflatossina (massimo 0,05 milligrammi per chilogrammo), le persone arrestate falsificavano le analisi consentendo al latte di entrare nella produzione del Parmigiano Reggiano.
(fonte: http://parma.repubblica.it)

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