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foto di repertorio

CASERTA – BRACCONAGGIO COME HOBBY PER RICCHI: SEQUESTRI E DENUNCE

CASERTA – In seguito all’operazione Volpoca dei Forestali di Caserta con l’individuazione delle 300 “vasche della morte” in cui i bracconieri uccidevano comodamente specie anche protette (come la Volpoca), è stata aperta una petizione su Firmiamo.it con l’obiettivo di favorire e di supportare l’attività fondamentale della Forestale e di chiedere pene più dure per i bracconieri, spesso benestanti annoiati che si dedicano al bracconaggio per hobby.
La caccia di frodo come hobby per benestanti annoiati, appoggiati da “ristoranti compiacenti del nord Italia’ che acquistano la carne di diverse specie di uccelli d’acqua per mettere in tavola menù illegali. L’agghiacciante scoperta dell’operazione ‘Volpoca’ dei Forestali del Gruppo Antibracconaggio di Caserta è l’ennesimo caso venuto alla luce, un grave episodio che pone l’accento sulla necessità impellente di potenziare l’attività della Forestale e di istituire pene più dure per i colpevoli, come denuncia la petizione aperta su Firmiamo.it
A dimostrare la forza del bracconaggio ci sono gli sviluppi delle armi e delle tecniche utilizzate: a Caserta la Forestale ha trovato fucili modificati per essere più offensivi, cartucce e richiami di tutti i tipi e esemplari morti di vari uccelli acquatici tra cui anche specie protette come la volpoca (Tadorna Tadorna). Ma la scoperta più tragica dell’operazione sono state le 300 vasche della morte perfettamente mimetizzate nell’ambiente, affittate ai bracconieri a un prezzo che va dai 6.000 ai 12.000 euro l’anno. Al loro interno i cacciatori potevano sistemarsi comodamente e uccidere indisturbati le loro vittime catturate con richiami e stampi in plastica posizionati sugli specchi d’acqua. Il tutto per un giro d’affari che si stima essere di oltre 1 milione di euro.  Quella di Caserta è solo una piccola vittoria rispetto ai tanti casi sul territorio difficilissimi da scovare e da contrastare: le zone da controllare sono infatti enormi e il personale forestale deve percorre chilometri e chilometri a piedi di notte o all’alba per sorprendere i bracconieri armati alle spalle, correndo grandi rischi per la loro incolumità.
LA PETIZIONE – Nella petizione aperta su firmiamo.it si legge: “Molti di questi bracconieri sono persone per le quali la caccia di frodo non è altro che un hobby, al pari di giocare a golf, ma col brivido di andare contro la legge. Chiediamo quindi pene più dure e maggiore supporto all’attività della Forestale per dire basta a questo fenomeno. La vita di qualunque essere vivente non è il giocattolo passatempo di nessuno”.  (cs)

L’operazione della Forestale:
L’opersonale del Corpo forestale dello Stato del Comando provinciale di Caserta ha investigato per oltre due mesi in tutta la provincia sequestrando 22 fucili, spesso modificati dai bracconieri per renderli maggiormente offensivi, oltre a più di 3000 cartucce cariche, svariate decine di richiami acustici e numerose specie di anatidi tra cui marzaiole, mestoloni, codoni, alzavole e in alcuni casi anche specie protette, come la volpoca. Per fronteggiare il delicato fenomeno del bracconaggio, il Comando Provinciale di Caserta ha istituito un Gruppo Antibracconaggio, che ha operato su tutto il territorio provinciale contrastando l’illecita attività. L’operazione è stata denominata “volpoca”, nome scientifico Tadorna tadorna, specie protetta dalla Direttiva Uccelli, acquatico di rara bellezza troppo spesso bersaglio dei bracconieri per le eccellenti caratteristiche culinarie. Sono stati denunciati 24 cacciatori di frodo, uomini dai 25 ai 60 anni, appartenenti a tutti i ceti sociali, anche elevati. Il costo della caccia “proibita”, infatti, è molto alto e non stiamo parlando solo del prezzo di fucili, munizioni e richiami acustici, ma dell’intero giro d’affari che ruota attorno all’organizzazione del bracconaggio casertano. I bracconieri di uccelli acquatici hanno iniziato ad utilizzare mezzi non consentiti sempre più “naturalizzati”: in particolare, hanno creato le così dette “vasche”. Si tratta di bacini idrici artificiali con annesso “bunker” in cemento o in ferro con tettoia scorrevole in metallo, che vengono affittati ai bracconieri per un costo che oscilla dai 6000 ai 12000 euro annui per vasca per un giro d’affari ipotizzato di oltre un milione di euro.
Nel territorio sottoposto a controllo sono state circa 300 le vasche attenzionate, prosegue la nota. La tecnica criminale utilizzata dai bracconieri consiste nel posizionare all’interno degli specchi d’acqua stampi in plastica che ricalcano varie specie di uccelli acquatici attirati nella trappola mortale da richiami acustici che riproducono fedelmente il verso dei volatili. I malcapitati uccelli vengono uccisi dai cacciatori di frodo direttamente e comodamente dai bunker sotterranei ricoperti da uno strato di terreno o da reti mimetiche che li rendono completamente non visibili alla fauna selvatica. Questo scempio di biodiversità avviene in periodi in cui la caccia non è consentita proprio perché la fauna selvatica migra per raggiungere gli areali di nidificazione e per alcune specie si sono già formate le coppie per la riproduzione. Le specie cacciate sono spesso le medesime che vengono vendute illegalmente a ristoranti compiacenti del nord Italia che mettono sul piatto dei clienti specialità gastronomiche vietate.
Le indagini per contrastare questo fenomeno così diffuso di caccia di frodo sono particolarmente complesse e difficoltose in quanto le zone da controllare sono molto estese e le attività della polizia giudiziaria si svolgono il più delle volte in orari notturni o alle prime luci dell’alba. Durante le operazioni, infatti, il personale forestale percorre, in incognito, chilometri a piedi per sorprendere i bracconieri alle spalle, correndo rischi concreti per la propria incolumità personale dovendo fronteggiare persone armate. Le vasche sono, inoltre, perfettamente mimetizzate nell’ambiente, a volte recintate, per rendere ancor più difficile l’intervento e solo l’occhio esperto degli operatori riesce ad individuarle nella radura. Gran parte degli esemplari trovati e sequestrati dalla Forestale era, purtroppo, senza vita ma durante un’operazione in agro del comune di Castel Volturno e precisamente all’interno della Riserva Naturale protetta denominata “Soglitelle”, il caso ha voluto che il personale riuscisse a recuperare tra le specie abbattute anche una volpoca gravemente ferita ad un’ala ma fortunatamente ancora viva. E’ stata soccorsa ed è oggi in ottima salute, un segno che un futuro di riscatto per queste bellissime aree è possibile grazie alla salvaguardia e al controllo del territorio.

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