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SESSA AURUNCA – Centrale del Garigliano, le analisi: tutto a posto, nessun pericolo

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SESSA AURUNCA –  Sarebbe tranquillizzante la situazione intorno all’ex centrale nucleare del Garigliano. Almeno secondo quanto riporta la campagna di controlli sulla radioattività ambientale (riportiamo in allegato l’intera relazione) condotta nel periodo giugno 2013 – gennaio 2014 dall’Ispra, in collaborazione con l’Arpa Campania e l’Arpa Lazio.  Si legge che “I campionamenti si sono svolti da giugno 2013 a gennaio 2014 e sono stati effettuati da personale del Dipartimento nucleare, rischio tecnologico ed industriale dell’ ISPRA, con la partecipazione di personale dell’ARPA Campania e dell’ARPA Lazio che, a seconda della competenza territoriale, ha acquisito una propria aliquota dei campioni da sottoporre a misure. Alle operazioni di campionamento ha partecipato anche personale della SO.G.I.N. acquisendo un’aliquota dei campioni prelevati per le proprie misure. Alcuni campionamenti sono stati effettuati alla presenza di ispettori ISPRA ex. art. 10 del D.L.vo n. 230/1995″.
indagini ispra 2E nelle conclusioni: “Ai fini di una valutazione delle concentrazioni di radioattività riscontrate nelle matrici campionate nel corso della presente indagine va tenuta in considerazione la contaminazione da radionuclidi artificiali presente sul territorio italiano a seguito del fallout conseguente all’incidente nucleare di Chernobyl del 1986.  Come è noto, le condizioni meteo-climatiche influenzarono inizialmente la distribuzione di tale contaminazione; in particolare la concentrazione di Cs-137 nel terreno, ancora oggi presente, mostra non solo una variabilità su scala nazionale (a secondo della latitudine, dell’orografia del terreno, etc.), ma anche una variabilità su scala locale (zone limitrofe possono presentare differenze in concentrazione, anche se contenute, in funzione della costituzione del terreno, della copertura vegetativa, di processi di smottamento o dissodamento eventualmente subiti, etc.) ed una variabilità sul profilo verticale dovuto ad un lento processo di migrazione. I valori riscontrabili nei terreni del territorio nazionale variano, pertanto, da alcune unità a alcune centinaia di Bq/kg.  Dall’analisi comparativa fra i risultati delle misure effettuate nella presente indagine e i valori di fondo ambientale regionale nonché i valori di riferimento a livello nazionale o internazionale non emergono anomalie. La variabilità dei valori rilevati nell’indagine rientra nell’ambito di quella, precedentemente descritta, riscontrabile su scala regionale nonché nazionale e non si evidenziano situazioni di rilevanza radiologica”.

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  1. E chi ci crede?